Editoriale – Il territorio della Provincia di Rieti regala agli occhi di qualsiasi visitatore paesaggi e borghi che sono intrisi di fascino e storia: la scoperta della “Pietra Scritta” di Paganico è il terzo capitolo del viaggio che abbiamo intrapreso verso la conoscenza del passato e del presente di piccoli angoli di bellezza immersi nel cuore della Sabina.
Pietra Scritta – La testimonianza più evidente dell’antica presenza dei Romani nella Valle del Turano è rappresentata dal monumento funerario sito nel comune di Paganico Sabino a ridosso della strada provinciale Turanense che prende il nome di “Pietra Scritta”: l’enorme sepolcro quadrangolare, realizzato con ogni probabilità nel I secolo a.C. modellando un masso distaccatosi dalle montagne sovrastanti, ospita le spoglie della famiglia dei Muttini.
L’epigrafe funeraria – L’imponente monumento presenta infatti un’epigrafe, decifrabile con chiarezza esclusivamente per mezzo di appositi strumenti, che consente di identificare coloro che più di duemila anni fa furono inumati nella tomba: nella prima riga dell’iscrizione si legge il nome di Publio Muttino, il pater familias, seguito dalla moglie Clodia e dal figlio Publio Muttino Sabino, la cui identità è accompagnata dal riferimento alla tribù Sergia.
I Romani nel Turano – La “Pietra Scritta” conferma dunque la storicità degli insediamenti romani lungo il corso del fiume Turano: le analisi sulla posizione del sito funerario evidenziano inoltre la vicinanza con l’antica Via Flavia, percorso che metteva in collegamento Carsoli con la città sabina di Trebula Mutuesca, i cui resti si trovano nei pressi dell’attuale Monteleone Sabino. La possibilità di osservare da vicino l’antico monumento coincide solitamente con gli eventi organizzati nel suggestivo borgo di Paganico Sabino, affacciato sulle sponde del Lago del Turano: le sagre in programma nei mesi di maggio, luglio e novembre rappresentano una valida occasione per recarsi alla “Pietra Scritta” tramite visite guidate. (Francesco Carolis)