Roma – “Siamo sorpresi della presa di posizione politica della CGIL – con queste parole Strada dei Parchi esce con una posizione chiara e decisa nel merito di una vicenda che intercorre con l’oo.ss. Cgil – non tanto per le cose che afferma, ma per la fonte dalla quale trae ispirazione. E soprattutto perché non considera e trascura un elemento importante: siamo in presenza sì di un obbligo di legge, ma anche di un obbligo di responsabilità: mettere in sicurezza l’autostrada che corre lungo uno dei tratti sismici più delicati del Paese. Strada dei Parchi si è mossa negli ultimi due anni tenendo sempre a mente questo obiettivo: scongiurare gli effetti di un terremoto sulla propria rete, studiando e proponendo le migliori tecniche in questo campo. Su questo siamo pronti a confrontarci con tutti, sindacati, parti politiche e rappresentati degli enti locali e nazionali.
Al tempo stesso diciamo che non si possono dare giudizi così netti e trancianti come fa la CGIL basandosi su resoconti di stampa. Accettando un’idea falsa o meglio una diceria secondo la quale “il progetto di Strada dei Parchi non ha tenuto conto dei rischi delle faglie che attraversa”. Perché è vero l’esatto contrario. L’esperienza vissuta direttamente oltre che la letteratura scientifica hanno dimostrato che le gallerie sono più sicure dei viadotti in caso di sisma. Noi lo abbiamo sperimentato nel 2009. Il traforo del Gran Sasso attraversa tre faglie principali, quello di Cocullo due. Eppure lì non ci sono stati danni o pericoli durante il sisma.
Non possiamo dire affatto la stessa cosa per i viadotti. Nel 2009 solo per un caso non si sono registrati crolli e incidenti dovuti allo spostamento degli impalcati: a Bussi come nell’area dell’Aquila si sono determinate situazioni di grande instabilità. E in tutto questo nessun danno alle gallerie. Vogliamo fare tesoro dell’esperienza o vogliamo aspettare che accada l’irreparabile? L’argomento si presta quindi a poche interpretazioni politiche e partitiche. Le speculazioni e le polemiche rischiano di alimentare solo l’immobilismo. Noi non giochiamo questa partita. Stiamo lavorando, per questo, e da due anni, per trovare soluzioni tecniche e finanziarie.
L’impatto ambientale delle gallerie è praticamente nullo, soprattutto se non vanno ad interessare le falde, come nei progetti da noi presentati.
La Cgil non ha visto i progetti e ha espresso un giudizio sulla base di un conformismo ambientalista che parte dal “no” a prescindere. Noi diciamo che siamo disposti a fare un incontro dove illustrare quelli che sono i nostri progetti. Poi siamo disposti ad accettare critiche e appunti. Tutto il resto sono solo prese di posizione politica che nulla hanno a che fare con la realtà del progetto presentato.
Diciamo anche che i posti di lavoro che abbiamo indicato non sono frutto di una lotteria, o di un nostro bizzarro calcolo, ma il risultato di un’analisi che abbiamo fatto sui dati reali. Anche su questo abbiamo fatto fare studi ed analisi contenute in un studio di fattibilità. Noi sul lavoro non dobbiamo conquistare consensi, né benevolenze, ma il nostro ruolo sociale si esaurisce nel solo contribuire a una ripresa dopo troppi anni di chiusure di aziende e di prospettive in Abruzzo come nel Lazio.”