Subiaco – Secondo un’antica definizione la politica è “L’arte di governare”, e l’arte, per sua stessa natura e in tutte le sue forme, è il modo dell’uomo di esprimere il meglio di sé, le proprie potenzialità e le proprie idee.
L’arte di governare però, rispetto a tutto ciò che può essere definito con questa parola è, o dovrebbe essere, espressione anche di altre caratteristiche peculiari di chi tramite il consenso popolare è chiamato a governare e amministrare una popolazione o un territorio. Anzitutto l’onestà, poi la competenza, la volontà ma, ancor prima di tutto, la responsabilità.
Questa parola troppo spesso usata, ma ancor più abusata, è il fulcro morale su cui ogni amministratore o politico dovrebbe far leva nella sua attività di servizio. È una parola che impone un codice etico di comportamento, priorità riguardo alle necessità, sostegno e risposta nelle difficoltà.
Anche in una piccola comunità come quella di Subiaco certe parole dovrebbero riecheggiare costantemente nella testa di chi ha amministrato, amministra o vorrebbe amministrare la “cosa pubblica”, anche e soprattutto nei periodi complicati come quelli che stiamo vivendo, quando le sicurezze vacillano e le difficoltà si fanno più stringenti. È proprio qui che il senso di responsabilità dovrebbe emergere su tutto per dare risposte significative.
Questo breve articolo non vuole essere sempre il solito ripetitivo dito puntato verso chi è stato al governo della città, primo perché è tempo ormai di chiudere con questa “forma mentis” che va solo a rimestare nel torbido, secondo e più importante perché ormai siamo tutti mediamente consapevoli di cosa significa, cosa è stata e cosa ha prodotto la politica degli ultimi decenni. Le persone sono ormai abbondantemente edotte su dove porta e cosa produce la politica fatta di clientelismi, sullo strumentale uso che si è fatto (e ancora si fa) del potere del denaro, delle pressioni politiche ed economiche più o meno evidenti su determinati strati della popolazione nei luoghi di lavoro, nelle attività ricreative e nelle associazioni culturali.
Insomma, siamo o dovremmo essere ormai abbastanza maturi da non seguire il solito pifferaio magico, il solito imbonitore o venditore di fumo, perché abbiamo la necessità di dare una forma più estesa alla parola “responsabilità”. Del resto la responsabilità è anche e soprattutto un dovere di ogni singolo cittadino, tradotta nella necessità di affidare il proprio destino nelle mani giuste, invito più pressante soprattutto per quanti pensano che non gliene frega niente, che tanto sono tutti uguali o, peggio, per tutti quelli che soffrono una idiosincrasia cronica verso la conoscenza della politica del proprio territorio. A tutti questi dico di occuparsi seriamente di politica, semplicemente perché la politica si occupa di voi.
Il movimento “Sguardo al futuro” non è né può essere una panacea per tutti i mali, ne siamo tutti consapevoli. Ma signori, da qualche parte dobbiamo iniziare. Bisogna in qualche modo creare l’anno zero, programmare il futuro guardandoci attraverso cercando di capire di cosa abbiamo bisogno adesso, di quali valori, necessità, idee, competenze e persone per poter concretamente “guardare al futuro” sapendo di aver fatto le scelte migliori per noi stessi e soprattutto per nostri figli. A loro dobbiamo dare una possibilità di scelta non obbligandoli ad andare via, dobbiamo concedergli la possibilità di vivere e costruire la propria vita nel luogo dove sono nati e che da sempre e per sempre possono chiamare casa: la loro Subiaco.”