Successo di pubblico a Pereto all’ inaugurazione della Mostra d’Arte Contemporanea “TransumasArte”
Pereto – Si è svolta con successo l’inaugurazione della Mostra d’Arte Contemporanea “TransumansArte-Memorial Maestro Bruno Merlino”, alla presenza di un folto pubblico intervenuto per l’occasione in via San Salvatore. L’evento è stato presentato da Micaela Merlino che ha voluto ricordare alcuni aspetti della produzione pittorica in stile iperrealista del padre, e il suo costante impegno nel promuovere e organizzare mostre personali e collettive anche a Pereto, eventi che riscossero sempre grande interesse e apprezzamento. Ha poi illustrato alcuni aspetti delle opere degli altri artisti presenti, in particolare quelle di Massimo De Santis, allievo del maestro Merlino, che ha presentato alcune belle opere di ispirazione iperrealista, ed una nella quale ha colto un caratteristico aspetto del Rione Paghetto di Pereto, paese nel quale abitò parecchi anni insieme alla sua famiglia. Parole di encomio sono state rivolte anche al bravo pittore figurativo Angelo Capuzzi, giunto in Abruzzo dal viterbese, il quale ha presentato, tra le altre, due interessanti opere d’arte sacra. Un plauso e un particolare ringraziamento per la sua partecipazione sono stati riservati al fotografo peretano Mario Toti, presente con una selezione dei suoi scatti più suggestivi, tra i quali alcuni raffiguranti aspetti singolari del paesaggio naturale peretano. Ha preso poi la parola il Sindaco Giacinto Sciò per i saluti istituzionali, ai quali ha aggiunto il suo particolare apprezzamento per l’evento, e il suo incoraggiamento affinché anche in futuro siano organizzate mostre d’Arte che possano ricordare degnamente la memoria di Bruno Merlino. Dopo di lui l’intervento del prof.re Carlo Iannola, che è stato tra i primi estimatori dell’arte del Maestro, del quale presentò molte mostre sia a Pereto che in altre luoghi e per il quale scrisse numerosi articoli. Prendendo spunto dal quadro “Il tratturo e la macera”, esposto alla mostra, ha sottolineato come l’occhio sensibile e attento al particolare di Bruno Merlino è riuscito sempre a cogliere elementi della semplice quotidianità, che però grazie alla sua profonda sensibilità e alla sua formidabile capacità compositiva è riuscito a nobilitare artisticamente. Come originale corollario all’Arte figurativa, la mostra presenta anche una selezione di poesie di Micaela Merlino insieme a liriche in dialetto peretano di Mario Toti, e in occasione dell’inaugurazione alcune di queste poesie sono state declamate dal prof.re Carlo Iannola. La mostra sarà visitabile fino a Domenica 11 Agosto (ore 17.00-20.00).
Nello stesso contesto della mostra “TransumasArte” è stato presentato il nuovo libro di Micaela Merlino “Capill’assa’ e cervelle poche. Vita quotidiana delle donne nell’Abruzzo del passato”, che prende in considerazione alcuni aspetti della storia delle donne con particolare riferimento alla Marsica. Il libro presenta la sintesi di una ricerca che la studiosa e giornalista ha iniziato alcuni anni fa sul tema delle donne abruzzesi nel contesto della civiltà contadina, e si sofferma in particolare su alcuni aspetti culturali, antropologici e sociali che hanno segnato la vita femminile in Abruzzo. “Una ricerca ben condotta e molto interessante” ha sottolineato il prof.re Carlo Iannola che ha presentato l’opera, “con la quale l’autrice ha voluto dare voce al mondo femminile del passato, cogliendone alcuni aspetti essenziali e di particolare significato culturale”. Il libro si compone di una serie di capitoli che seguono idealmente lo tappe più importanti dell’esistenza e della vita quotidiana delle donne abruzzesi, così come si articolavano nel contesto della vita contadina segnata profondamente dai suoi modelli culturali, dalle sue pratiche sociali e dalle sue credenze. Un percorso che partiva dal momento della nascita, con tutti i suoi riti ed anche con le credenze magiche relative alla puerpera e alle neonate, passava poi attraverso la crescita e l’educazione delle bambine, fino ad approdare all’evento considerato della massima importanza, quello del matrimonio grazie al quale la donna diventava moglie e poi madre con tutte le responsabilità e i sacrifici che ne derivavano. L’autrice ha utilizzato come fonti privilegiate d’indagine sia una vasta bibliografia, che ha studiato accuratamente interpretandone con particolare competenza le notizie da essa desunte, sia fonti documentarie d’archivio, affiancando a queste ricordi personali di donne anziane che sono state disponibili a farsi intervistare. Inoltre come ha ricordato lo stesso prof.re Iannola “Micaela Merlino ha attinto anche alle storie personali delle donne di origine peretana della sua famiglia”, narrazioni che sono diventate nel corso del tempo un importante patrimonio orale familiare, tradotto in parola scritta per fermarne il ricordo. “Ho sempre avuto un particolare interesse per la storia delle donne” afferma Micaela Merlino, “e questo percorso di studio mi ha portato ad interessarmi anche della cultura femminile abruzzese. Ritengo che sia importante scrivere la storia delle donne mettendone in luce gli elementi socio-culturali tipici di un determinato periodo storico, ma che sia al contempo fondamentale scrivere anche le storie delle donne prese sinolarmente, ognuna con un percorso esistenziale unico e irripetibile. E’ essenziale mettere in luce i contributi culturali, talvolta ancora misconosciuti, che le donne hanno dato alla loro società di appartenenza, in questo caso alla società contadina abruzzese”. Infatti le donne sono state protagoniste di una microstoria fatta di pratiche sociali e credenze che hanno contribuito a forgiare la società, ed è anche interessante il fatto che in alcuni ambiti del quotidiano esse potevano esprimere sé stesse senza eccessivi condizionamenti maschili, basti pensare alle esperienze tutte al femminile della gestazione e del parto, per le quali le donne hanno costruito i propri modelli culturali. “La lettura del libro di Micaela Merlino è godibile anche perché i contenuti scientifici che presenta, sono trattati con uno stile scorrevole” ha osservato il prof.re Iannola, “e questo deriva dal fatto che, come si legge nella prefazione, l’autrice non ha scritto il libro solo con la sua testa ma soprattutto con il suo cuore. Questo è un tratto caratteristico della studiosa, che si riscontra anche in altre sue pubblicazioni dedicate a Pereto e all’Abruzzo: una scrittura che nasce dall’amore per questi luoghi”.