Poco più di un anno fa, esattamente il 15 aprile 2023, è iniziata la guerra in Sudan tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) guidate dal generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan e le Forze paramilitari di Supporto Rapido (RSF) condotte da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come “Hemetti”.
Questo è un conflitto per il potere scoppiato nella Capitale che sembrava doversi risolvere in pochi giorni, ma che invece si è allargato in tutto il paese e continua a dilagare senza vedere una fine. In questo articolo vogliamo fornire un quadro generale della guerra in Sudan, per sapere di più sulla situazione attuale del conflitto e sulle drammatiche conseguenze per i civili e l’intera popolazione sudanese.
Il conflitto
Il conflitto esploso in Sudan è la conseguenza di tensioni precedenti e preesistenti tra le SAF e le RSF. Dopo aver governato insieme dal 2019, anno in cui con un colpo di Stato hanno provocato la deposizione del presidente Omar al-Bashir nel 2019 e la formazione di un governo di condivisione del potere civile-militare, poi caduto nel 2021 per lasciare spazio al pieno potere dei soli militari, le tensioni tra le due forze in carica sono diventate sempre più evidenti.
La causa scatenante della guerra iniziata il 15 aprile 2023 è però il mancato accordo sul percorso verso le elezioni democratiche del Sudan, che ha reso la rivalità tra le fazioni militari insostenibile e ha portato allo scontro frontale. Dallo scoppio della guerra, il conflitto ha registrato una crescente ondata di violenze, la chiusura di aeroporti, scuole e ospedali e la distruzione di ponti, infrastrutture, reti idriche, strade e abitazioni.
Questo ha provocato la morte di migliaia di persone e ha generato altrettanti sfollati in fuga dalle proprie case, dando il via ad una delle più grandi crisi in corso a livello globale.
La crisi umanitaria
Attualmente sono milioni i sudanesi sfollati che sono stati costretti con la forza a lasciare le proprie case e comunità, compresi anziani, donne e bambini. Cibo, acqua e medicinali scarseggiano e in molte zone non riescono più ad arrivare.
Gli interventi delle organizzazioni umanitarie sono limitati e spesso vengono bloccati dalle milizie militari che combattono sul campo.
Tutto questo sta trascinando il Sudan a livelli di fame, carestia e malnutrizione da record, alla diffusione di malattie ed epidemie sempre più gravi (come il colera e il morbillo) e alla necessità di assistenza umanitaria immediata sotto ogni punto di vista.
A una situazione già critica, si aggiungono però nuove preoccupazioni a causa della stagione delle piogge, che rischia di far proliferare ulteriormente malattie legate all’acqua (ad esempio la malaria) e a causare inondazioni che vanno a infliggere altre sofferenze a comunità già vulnerabili a causa del conflitto in corso. Inoltre, nelle zone più calde del conflitto vengono commessi crimini, uccisioni di massa e altre violazioni dei diritti umani che, vista anche la mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e alla carenza di medicinali, rendono questa guerra atroce.
L’emergenza sfollati
Secondo i dati aggiornati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ad aprile 2024, sono più di 8,5 milioni i sudanesi che sono stati costretti ad abbandonare case e villaggi. Di questi, circa 1,8 milioni sono fuggiti attraverso i confini del Sudan verso la Repubblica Centrafricana, il Ciad, l’Egitto, l’Etiopia e il Sud Sudan per mettersi in salvo dalla guerra, causando così una delle più grandi crisi di sfollamento e protezione al mondo.
A rendere ancora più necessario un intervento immediato per mettere fine a questo conflitto, è la consapevolezza che a scappare siano in maggioranza donne e bambini, che oltre ad avere bisogno di riparo, necessitano anche urgentemente di cibo, acqua, cure mediche e sostegno psicologico.