Editoriale – Contro la violenza della natura nulla può fare l’uomo se non prevenire ed adattare la vita ai fenomeni che vengono dalla terra. Con questo editoriale vogliamo analizzare alcuni aspetti relativi alla sismicità della zona del Carseolano, con l’analisi di documenti storico-geologici che ne evidenziano determinate caratteristiche. Come si può osservare nella mappa a corredo l’Ingv riporta la classificazione sismica in cui i colori delle varie fasce rappresentano i valori relativi alla accelereazione del suolo eventualmente indotta da un sisma e registrata dagli accelerometri. La zona di confine tra il Lazio e l’Abruzzo, specificamente comprendente le aree del Carseolano, Valle del Turano e della Valle dell’Aniene fino a Tivoli, risulta essere interessata dai colori piu’ attenuati, con il chiaro segnale che rispetto ad altre zone, i valori presentano rischi minori. Indagini approfondite a livello geologico possono dare risposte tecnicamente avanzate, rispetto alle evoluzioni della storia e della morfologia dei terreni su cui insistono le aree in oggetto. Partendo dagli ultimi eventi sismici di grave entità che hanno interessato il centro Italia, è evidente come per altre zone la scossa sia stata avvertita abbastanza distintamente dalla popolazione, sia nel caso del sisma di Amatrice che in quello dell’Aquila, e specialmente nei piani piu’ alti. Con il sisma dell’Aquila nel 2009 qualche piccolo crollo di intonaco si verificò nella Chiesa Parrocchiale di Santa Vittoria, che rimase chiusa per qualche mese, e dopo le verifiche venne riaperta regolarmente. Ma veniamo agli aspetti storici documentati nella zona nel corso della storia recente.
Il terremoto del 1915 avvenuto ad Avezzano fu causa di oltre trentamila vittime, e distruzione totale della città marsicana. Nel Carseolano, quell’evento fu distintamente percepito dalla popolazione, ma nessun danno serio venne riscontrato alle abitazioni e alle strutture edilizie presenti all’epoca. In particolare a Carsoli capoluogo i danni che hanno poi causato la ricostruzione furono quelli causati dalla guerra, dalle bombe che distrussero case e palazzi. l primo terremoto di epoca storica registrato fu quello che si verificò ad Arsoli il 5 settembre 1886 con un’intensità pari al IV grado della Scala Mercalli. Fu parimenti registrato un altro sisma nel 1904, denominato storicamente di Magliano dei Marsi, di intensità notevolmente maggiore pari a 8,5 gradi della Scala Mercalli. Sembrerebbe essere seguito un ulteriore evento nel 1910 con epicentro nei pressi di S. Anatolia nel Cicolano, di intensità pari a 7,5 gradi della Scala Mercalli. Il più disastroso di tutti fu quello che colpì Avezzano il 13 gennaio 1915. In quell’occasione si registrò un evento con intensità pari al IX grado, con conseguente distruzione degli edifici esistenti nelle località di Spedino, Corvaro, S. Sebastiano e S. Anatolia. Il sisma ebbe ripercussioni del VII grado della scala Mercalli a Borgorose, Nesce e Paganico. Inoltre, sono segnalati, per l’intensità delle ripercussioni stesse impattanti sull’area, quello del 1349 (nell’area dell’Appennino Centrale, di VIII-IX grado della Scala Mercalli), quello del 1456 (nell’area dell’Appennino Centrale, di VII-VIII grado della Scala Mercalli) e quello del 1703 che interessò gran parte dell’Italia Centrale ed in particolare l’area dell’Aquilano e del Reatino (VII grado della Scala Mercalli); per quest’ultimo evento sismico le cronache del tempo riportarono la notizia di ingenti danni i quali si verificarono anche a Roma. Tale realtà geologica, tettonica, vulcanica e sismica conduce all’oggettivazione del fatto che, anche in un lontano passato, l’area indagata sia stata oggetto, a più riprese, di eventi tellurici su cui si è concentrata l’attenzione umana ed attorno ai quali si sono sviluppate numerose tradizioni e credenze popolari, molte delle quali giunte sino ad oggi. Ma anche i dati storici riferiti al sisma di Avezzano, riportano testimonianze di paura e di scuotimento avvertiti nel carseolano, ma senza alcun danno. Ovviamente i dati sopra riportati sono frutto di una ricognizione storico-temporale, poi la violenza e gli effetti della natura sono sicuramente imprevedibili. La città di Carsoli ha invece un alto indice di rischio idrogeologico, per il quale è bene essere informati. Di recente la Protezione Civile di Carsoli, ha aderito ad una campagna di informazione e coinvolgimento proprio su questo argomento. Possiamo quindi analizzare ciò che vogliamo, ma di fronte alla imprevedibilità della natura dovremmo e potremmo quindi solo attuare piani di prevenzione.
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Una intensa attività sismica è stata rilevata nella zona nel corso dei secoli. Notizie sui terremoti storici sono state raccolte nel Catalogo storico dei terremoti (GUIDOBONI E., 1989) in particolare sul sisma del 1915 che si verificò nella Piana del Fucino e che colpì profondamente la zona compresa tra Magliano dei Marsi e Lecce dei Marsi, di cui furono raccolte numerose testimonianze orali tra la popolazione sopravvissuta all’evento disastrosi. Invece, per quanto riguarda i sismi avvenuti nell’area di questa indagine territoriale, il primo terremoto di epoca storica registrato fu quello che si verificò ad Arsoli il 5 settembre 1886 con un’intensità pari al IV grado della Scala Mercalli. Fu parimenti registrato un altro sisma nel 1904, denominato storicamente di Magliano dei Marsi, di intensità notevolmente maggiore pari a 8,5 gradi della Scala Mercalli. Sembrerebbe essere seguito un ulteriore evento nel 1910 con epicentro nei pressi di S. Anatolia nel Cicolano, di intensità pari a 7,5 gradi della Scala Mercalli. Il più disastroso di tutti fu quello che colpì Avezzano il 13 gennaio 1915. In quell’occasione si registrò un evento con intensità pari al IX grado, con conseguente distruzione degli edifici esistenti nelle località di Spedino, Corvaro, S. Sebastiano e S. Anatolia. Il sisma ebbe ripercussioni del VII grado della scala Mercalli a Borgorose, Nesce e Paganico. Inoltre, sono segnalati, per l’intensità delle ripercussioni stesse impattanti sull’area, quello del 1349 (nell’area dell’Appennino Centrale, di VIII-IX grado della Scala Mercalli), quello del 1456 (nell’area dell’Appennino Centrale, di VII-VIII grado della Scala Mercalli) e quello del 1703 che interessò gran parte dell’Italia Centrale ed in particolare l’area dell’Aquilano e del Reatino (VII grado della Scala Mercalli); per quest’ultimo evento sismico le cronache del tempo riportarono la notizia di ingenti danni i quali si verificarono anche a Roma. Tale realtà geologica, tettonica, vulcanica e sismica conduce all’oggettivazione del fatto che, anche in un lontano passato, l’area indagata sia stata oggetto, a più riprese, di eventi tellurici su cui si è concentrata l’attenzione umana ed attorno ai quali si sono sviluppate numerose tradizioni e credenze popolari, molte delle quali giunte sino ad oggi.