Tivoli, la Roma 5 prima Asl d’Italia ad aderire al “Manifesto Interreligioso dei Diritti nei Percorsi di Fine Vita”
Tivoli – Una sequenza cronologica che definisce i diritti e garantisce, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale per chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie”.
È il contenuto“Manifesto Interreligioso dei Diritti nei Percorsi di Fine Vita” sottoscritto presso Palazzo Cianti a Tivoli, dalla Asl Roma 5.
“Un lavoro importante frutto di una particolare sensibilità nei confronti del dialogo interreligioso in ambito sanitario, volto a creare un percorso che porti ad impegni concreti e che si traduce in nove punti: Diritto di disporre del tempo residuo; Diritto al rispetto della propria religione; Diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; Diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale; Diritto all’assistenza di un mediatore interculturale; Diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di Referenti di altre fedi; Diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari; Diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem; Diritto al rispetto reciproco”.
Il documento, presentato da Alessandro Bazzoni in rappresentanza della ASL Roma 1, tra i promotori del Manifesto, è un importante punto di arrivo di un percorso pienamente condiviso con le confessioni religiose che rende possibile la trasformazione dei nove diritti sottoscritti in procedure operative.
Nel mese di aprile al Manifesto è stato attribuito un prestigioso Riconoscimento internazionale: il Second Prize della “World Interfaith Harmony Week”, evento annuale istituito con risoluzione delle Nazioni Unite nel 20IO su proposta del Re Abdullah di Giordania, per promuovere il dialogo interreligioso e la reciproca comprensione tra le diverse tradizioni di fede o di pensiero, fondamentali per una cultura della pace.
Il GRUPPO PROMOTORE, costituito da ASL Roma 1, GMC – Università Cattolica del Sacro Cuore e Tavolo Interreligioso di Roma.
Oltre al Gruppo Promotore, i FIRMATARI del Manifesto sono: Centro Islamico Culturale d’Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, Hospice Villa Speranza – Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Unione Buddhista Italiana, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Induista Italiana, Unione Italiana Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Vicariato di Roma, AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), CSV Lazio (Centro Servizio per il Volontariato), Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, un Operatore Socio Sanitario in rappresentanza della categoria, FNOPI, Fiaso, Federsanità-Anci e da oggi anche ASL Roma 5.
“Il Tavolo Interreligioso nella sua collaborazione pluriennale con la ASL Roma 1 a temi sensibili in ambito sanitario ha creato le condizioni tra le diverse fedi per arrivare ad un documento condiviso riguardante il percorso conclusivo del ciclo vitale. La firma di oggi è un momento importante per il Manifesto che entra in un’Azienda sanitaria per trovare la sua applicazione concreta”, così Maria Angela Falà, Presidente Tavolo Interreligioso di Roma.
“Fin dall’inizio – spiega il DG di GMC Università Cattolica Favari – con gli altri promotori ci siamo posti l’obiettivo di dare concretezza ai diritti enunciati nel Manifesto interreligioso per poterli diffondere e applicare all’interno delle strutture sanitarie e ospedaliere italiane. Stiamo già lavorando in collaborazione con i rappresentanti delle confessioni religiose firmatarie per completare l’elaborazione di linee guida da mettere presto a disposizione di tutti gli operatori sanitari”.
“Si tratta di un documento importante – commenta il Commissario Straordinario della ASL Roma 5, Giuseppe Quintavalle – un importante tassello verso il riconoscimento dei diritti e della dignità di ogni persona che è il punto di arrivo di un attento percorso di consapevolezza e il punto di partenza di un processo culturale verso il concetto guida e imprescindibile del rispetto reciproco, in vita e nel momento di fine vita”.
I DIRITTI
1.Diritto di disporre del tempo residuo: “Ogni persona ha il diritto di conoscere ed essere reso consapevole del suo percorso di cura e del possibile esito, secondo i protocolli terapeutici più aggiornati, affinché possa gestire la propria vita in modo qualitativamente soddisfacente, anche in relazione alla propria spiritualità e fede religiosa”.
2.Diritto al rispetto della propria religione: “Ogni persona ha il diritto di comunicare la propria fede religiosa alla struttura sanitaria affinché possa essere rispettata, in conformità alla normativa sulla privacy”.
3.Diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale: “Ogni persona ha il diritto di usufruire di servizi rispettosi della sua sfera religiosa, spirituale e culturale, compatibilmente con le possibilità organizzative. A tal fine la struttura sanitaria deve promuovere adeguati percorsi informativi e formativi per gli operatori”.
4.Diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale: “Ogni persona ha diritto di avere accanto il proprio Referente religioso o Assistente spirituale cui sia garantito l’accesso, compatibilmente con l’organizzazione dei servizi sanitari”.
5. Diritto all’assistenza di un mediatore interculturale: “Ogni persona ha il diritto nel percorso di fine vita di potersi avvalere di un mediatore interculturale o altra persona competente autorizzata, il cui intervento viene favorito dalla struttura sanitaria”.
6. Diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di Referenti di altre fedi: “Ogni persona ha il diritto di chiedere, qualora l’Assistente spirituale della propria fede non fosse disponibile, l’assistenza da parte di un Referente di altra fede”.
7. Diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari: “Ogni persona ha il diritto di ricevere all’interno della struttura sanitaria il sostegno spirituale e il supporto relazionale per sé e per i propri familiari”.
8. Diritto al rispetto delle pratiche pre e post-mortem: “Ogni persona ha diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem previste dalla religione di appartenenza. La struttura sanitaria è tenuta a conoscere tali pratiche, a formare adeguatamente il proprio personale e a creare le condizioni perché queste pratiche possano essere realizzate, in conformità con la normativa vigente”.
9. Diritto al rispetto reciproco: “Ogni diritto porta come conseguenza il dovere di ognuno di rispettare il credo religioso degli altri, siano essi pazienti, familiari o personale di cura”.