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Torna l’ispettore Marco Lombardo nel nuovo giallo di Max D’Orso “Per mano dell’uomo”

Capri, 2019. Stefania, giovane e brillante imprenditrice napoletana, decide di porre fine al suo matrimonio costringendo Lorenzo, il suo amante, a eliminare suo marito, un noto farmacista dell’isola. Stanco di un rapporto divenuto oramai tossico e compromettente, Lorenzo l’asseconda in questo folle piano, ma qualcosa di inatteso scuote le coscienze delle persone coinvolte. Torna l’ispettore Marco Lombardo che si ritroverà nuovamente catapultato in una situazione complessa e ambigua, impegnato sia a riappacificarsi con il proprio passato, sia a mettere a nudo le debolezze e le malvagità dell’animo umano.

Intervista all’autore

Dopo “Fragili”, l’ispettore Marco Lombardo ritorna con una nuova indagine nel tuo ultimo libro “Per mano dell’uomo”: come mai questo titolo?

Il titolo esprime un monito che non andrebbe mai sottovalutato, sia che si parli di inquinamento sia di un omicidio o un gesto di altruismo, e cioè che tutto avviene sempre e soltanto per mano dell’uomo. Non c’è nulla che non venga deciso o amministrato dall’uomo, che si tratti di affari, di gestire risorse o quant’altro, quindi la mano, in quanto elemento decisionale, è al centro di ogni cosa. Nello specifico, in questa storia ho posto l’accento anche su un’ulteriore variabile: la delega, in quanto azione atta a “scaricare” un onere che si è deciso di non compiere. Devo confessare che il titolo nasce sempre prima della stesura: mi aiuta nella trama e diventa una corda alla quale restare aggrappato per poi costruirgli intorno le vicende dei protagonisti, con le loro vite e i loro drammi.

Cosa possono aspettarsi i lettori da questa nuova storia? Quali sfide e misteri incontrerà l’ispettore Lombardo questa volta?

Già nel primo romanzo volevo che ci fosse un personaggio “forte” ad accompagnare il lettore: Lombardo, nelle sue debolezze, è costantemente votato alla risoluzione dei suoi dubbi e dei suoi errori ma nonostante ciò continua a guardare avanti, cercando di porsi sempre nella maniera migliore di fronte agli eventi. È un uomo a cui è piombato addosso il mondo, che ha perso tragicamente la donna della sua vita ed è dovuto scappare da  luoghi e abitudini che lo avrebbero altresì logorato, ma sta imparando che ogni nuovo giorno che arriva può essere migliore del precedente. Stavolta verrà convocato a Capri come supporto logistico alla polizia locale poiché, in una tranquilla domenica di gennaio, un noto e stimato medico del posto risulta irreperibile. Dietro quella che sembrerebbe una “classica” sparizione si nascondono in realtà perfidi piani di ambizione e avidità, tanto forti da spingere tutti lontani anni luce dai propri limiti.

 Quali debolezze e malvagità dell’animo umano emergono nel corso della trama del romanzo? Come queste caratteristiche influenzano i personaggi e lo sviluppo della storia?

Resto sempre  e costantemente meravigliato da ciò che un uomo può fare, nel bene e nel male. In questa storia ho però  cercato di sviluppare l’aspetto negativo di questa caratteristica: se si è incoerenti verso se stessi, come si può ambire d’esserlo poi con gli altri? Cosa ci spinge a volere sempre tutto, senza neanche porci il problema se quel che abbiamo è già sufficiente? Guardare con bramosia qualcosa che non possiamo avere ci induce a valutare in maniera spietata quali sono le nostre reali chance per ottenerla: se i risultati sono a nostro sfavore o ci si rassegna oppure si rischia di impazzire. I personaggi del mio romanzo cercano tutti una via di fuga, ognuno vuole la sua rivalsa e ognuno va a cercarla dove crede di poterla ottenere ma la differenza è tutta nei modi in cui la cercano. Individuare la strada migliore per arrivare a destinazione resta ancora la prima buona  regola di ogni viaggio, ma l’esperienza ci insegna che la strada migliore quasi mai corrisponde anche alla più veloce.

La tua scrittura si focalizza molto sulle sfumature psicologiche. Come si è evoluto il tuo protagonista in questo senso nel nuovo libro? Ci sono aspetti del suo carattere o della sua vita che esplori più a fondo?

Lo sforzo maggiore che impiego nel caratterizzare un personaggio e proprio nel cercare di renderlo il più” normale” possibile, perché quando il lettore si identifica in esso o  riscontra sfumature familiari, vuol dire che si è sulla strada giusta. Dopo la pubblicazione di “Fragili” percepii immediatamente che la figura dell’ispettore Marco Lombardo era entrato nel cuore di chi lo aveva letto; la sua storia e la sua risolutezza erano piaciute, la sua elaborazione del dolore e la sua voglia di riscatto erano arrivate al lettore, anche a quello meno attento. Far comprendere ed elaborare le reazioni di un uomo, a cui il destino ha tolto tutto proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno, è stato perfino terapeutico; il ritorno alla “sua” città, poi, lo ha aiutato non poco. In questa nuova avventura scoprirà anche  che lasciarsi andare alle emozioni, evitando di credere che non siano più di sua pertinenza, porterà benefici inaspettati.

Puoi descrivere le tecniche narrative che utilizzi per mantenere alta la tensione e l’interesse del lettore? Come bilanci suspense, sviluppo dei personaggi e intreccio della trama?

Come accade per molti scrittori il cinema, le belle sceneggiature e in genere gli intrecci narrativi restano i pilastri fondamentali per chi si cimenta a creare una storia. Chi scrive è regista, montatore e voce fuori campo della sua opera, quindi c’è uno sforzo enorme dietro un lavoro apparentemente semplice, ma quando il cerchio si chiude anche le soddisfazioni sono triple. Diciamo che io getto le basi della struttura dentro una sorta di mappa concettuale in costante mutamento: i personaggi, i nomi, le peculiarità, i luoghi. Poi affino la trama, cercando di immaginare quale dei vari finali che ho elaborato si adatta meglio al contesto, lavoro ancora su qualche dettaglio e soltanto dopo aver preso visione di tutto inizia la fase della scrittura vera e propria. In corso d’opera, ovviamente, le cose cambiano: si evolvono i fatti, si aggiungono nuove figure, si cambia idea sulle dinamiche… tutto affinché il risultato finale rappresenti esattamente l’idea dello scrittore e le emozioni che voleva suscitare.

 Quali messaggi o temi speri che i lettori colgano attraverso questa nuova opera? Ci sono particolari riflessioni sull’umanità, la moralità o la giustizia che desideri trasmettere?

In questa storia viene descritta l’azione. la reazione e il prezzo da pagare per ogni cosa che accade. Ho cercato di immedesimarmi in maniera viscerale in ognuno di loro (chi scrive deve “entrare” nei personaggi) proprio perché ognuno prende decisioni difficili, non sempre consone alla circostanza, non sempre coerenti, non sempre giuste. C’è chi decide per il suo bene e chi invece si preoccupa soprattutto delle conseguenze; c’è chi decide di assecondare certe decisioni e chi mette invece il proprio “io” al primo posto. Nel corso della nostra vita, ogni tanto, bisognerebbe chiedersi quante volte abbiamo agito nel giusto e quante no. Sono certo che i numeri sarebbero diversi da quelli che immaginiamo ma se alla fine abbiamo  preso determinate decisioni, evidentemente, è stato anche perché  credevamo in quello che stavamo facendo. Spesso, tra ciò che vorremmo fare e quello che invece andrebbe fatto, c’è un confine troppo sottile per essere visto.

Hai mai sperimentato il blocco dello scrittore durante la stesura di “Per mano dell’uomo”? Se sì, come lo hai superato? Ci sono strategie o rituali specifici che ti aiutano a ritrovare l’ispirazione?

La verità? Stavolta no, ma nella stesura del primo romanzo mi fermai per un paio di mesi; la foga di gettare le fondamenta della storia si scontrarono con una fase di impasse che però, oltre a tenermi fermo, mi regalò anche alcune simpatiche soluzioni narrative. Non ho scadenze né contratti da rispettare, pertanto la mia creatività è ancora libera da oppressioni; col mio Editore Graus – e con tutto il suo staff – ho un magnifico rapporto, c’è stima reciproca e ognuno rispetta i tempi dell’altro. Il segreto per ripartire, in caso di blocco, credo sia in quello che ci gira intorno; a volte un film, una chiacchierata o una semplice notizia di cronaca possono riaccendere la fiamma delle idee, regalando linfa vitale a un momento di stanchezza o di calo creativo. La realtà che ci circonda supera quasi sempre ogni nostra più fervida fantasia quindi basta aprire la finestra, scendere per strada, avere occhi e orecchie ben aperti, et voilà!

Quale idea della giustizia emerge dalle storie che scrivi? Come viene rappresentata la giustizia nei tuoi libri e come influenzano i tuoi personaggi principali e le loro azioni?

Quando tramite notiziari ci arriva la notizia di una sentenza, di una condanna o di un’assoluzione può capitare di essere in disaccordo con essa. Il nostro modo di pensare influisce anche sul nostro modo di agire, quindi la percezione della gravità di un evento viene “filtrato” dalla nostra modalità di valutare i fatti. Nei miei libri ci sono persone che fanno cose che non andrebbero fatte, non sempre agiscono nel modo giusto, ma credo che un romanzo debba concedere questa libertà alla storia. Racconto di un uomo di legge, pertanto è naturale che sia lui il bilanciere ideale degli eventi, ma sono proprio determinati eventi a modificare noi e il nostro modo di vedere la vita; ognuno ha vissuto la morte di una persona cara,  un allontanamento, un dolore, e ognuno ha elaborato in modo differente ciò che gli è accaduto. Si dice che la vita sia la somma delle nostre esperienze: in questo concetto ci vedo una verità inoppugnabile.

Nella precedente intervista ci anticipasti in esclusiva che c’era un secondo capitolo in lavorazione, poi puntualmente arrivato. Pensi ci sia ancora qualcosa da raccontare sull’ispettore Marco Lombardo?

Credo che ci sia ancora tanto da raccontare! Attualmente, ho alcuni progetti sui quali sto lavorando, tra cui un’importante monografia, ma sicuramente a breve le mie attenzioni e le mie giornate al pc verranno nuovamente monopolizzate da Lombardo: il titolo già c’è, manca solo il resto.

Biografia dell’autore

Max D’Orso nasce a Napoli il 16 giugno del 1971. Grafico e giornalista pubblicista, lavora da decenni nel campo della pubblicità e dell’editoria. Nel 2005, fonda e coordina il mensile “Neapolis Magazine”. Con Graus Edizioni ha pubblicato il suo primo romanzo Fragili (2023), e torna, sempre con Graus Edizioni, nel 2024 con Per mano dell’uomo.