The news is by your side.

Torpignattara, la preside del Comprensivo: “alunni italiani al 50%, il resto stranieri”

ROMA – L‘aumento della percentuale degli studenti stranieri in Italia, fotografato dal ministero dell’Istruzione, non si registra all’istituto comprensivo Simonetta Salacone di Roma, in zona Torpignattara. Qui, da diversi anni, gli alunni italiani sono solo il 50%. L’altra metà ha origini bengalesi, indiane, afghane, ma anche iraniane e cinesi. “Complessivamente, i nostri alunni provengono da più di 20 nazioni- ha detto la dirigente Rosanna Labalestra all’agenzia di stampa Dire- l’affluenza di alunni non italofoni è in costante aumento”.

Una realtà che ormai è diventata la norma per molte scuole, soprattutto primarie. “I decisori politici hanno una lentezza maggiore rispetto a ciò che avviene in realtà, ma se visitassero una qualsiasi scuola, si renderebbero conto di quanto siano cambiate le nostre classi- aggiunge- I nostri alunni sono cittadini italiani a tutti gli effetti. Lo sono in tutti i sensi”.

Secondo la preside, quindi, l’istituto di Torpignattara non è molto diverso da tante altre scuole italiane, dove l’integrazione non è un fenomeno eccezionale, ma fa parte della didattica quotidiana. “Attiviamo percorsi di alfabetizzazione e percorsi di mediazione– spiega la preside- utilizziamo tutti i fondi che riusciamo ad ottenere per questo: dal supporto del comune di Roma ai fondi Pon e alle altre progettualità. E poi facciamo moltissimo con il terzo settore: Torpignattara è un teatro di iniziative. Con una rete di quartiere, si riesce a realizzare una scuola aperta, collaborativa e inclusiva”.

Tra giochi, progetti e attività sportive e formative, l’integrazione non è più vista come un problema, ma come un’opportunità. “Con i piccoli è più semplice. Con i bambini della primaria non ci sono problemi, loro sono sempre sereni. Ma per noi è fondamentale la presenza della psicologa di istituto- sottolinea Rosanna Labalestra- Anche per questo, abbiamo bisogno di risorse”.

LORENZONI: QUALE EMERGENZA MIGRANTI? CLASSI PIENE DI ALUNNI ITALIANI SENZA CITTADINANZA

“Se abbiamo un aumento della presenza di alunni stranieri, è perché siamo di fronte a un processo epocale di trasmutazione. Ci sono tanti giovani senza lavoro al sud del Mediterraneo, mentre qui siamo pochi, vecchi e ricchi: è evidente che quello che è già in atto, un aumento considerevole di persone che dal Sud del mondo si sposteranno, non può essere considerato un’emergenza. Provo rabbia a sentir parlare di emergenza, perchè non è così. È da 30 anni che si parla di emergenza”. Franco Lorenzoni, maestro, educatore e fondatore della Casa-laboratorio di Cenci, interviene così sul tema dell’aumento di alunni stranieri nelle classi italiane, registrato dal ministero dell’Istruzione e del Merito.

ntervistato dall’agenzia di stampa Dire, Lorenzoni, che ha appena pubblicato per Sellerio il libro ‘Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli’, spiega che il dato sull’aumento degli alunni stranieri “va scomposto, perché ci sono città e regioni in cui le percentuali sono molto più alte. Ma credo che una scuola ben fatta, come tanti maestri e maestre fanno, sì giovi della complessità”, spiega l’educatore. “Certo, bisogna lavorarci sopra, è una costruzione culturale. Ma la pluralità è utile nell’apprendimento. Il problema è che a questo aumento non si accompagna una legge sullo ius scholae. Questi alunni sono italiani senza cittadinanza. Non hanno diritti come i loro compagni di scuola, e hanno impedimenti gravissimi che sono forme intollerabili di discriminazione”.

Di fronte all’immobilismo della politica, quindi, è la scuola, secondo il maestro, “l’unico luogo pubblico che ha lavorato sull’integrazione. Soprattutto a livello di scuola di infanzia e primaria- aggiunge Lorenzoni- Le difficoltà si incontrano soprattutto andando avanti, nella scuola media e nelle superiori. La dispersione scolastica di alunni di famiglie di provenienza straniera è doppia rispetto a quelli italiani. Quindi la scuola non riesce a colmare del tutto questo gap”.

Spesso concentrati in “scuole-ghetto“, talvolta inseriti in classi di soli stranieri, gli alunni di origine non italiana, nel nostro Paese continuano ad avere una disparità di trattamento, secondo Lorenzoni.
“Dispiace che non si riesca a vedere l’aspetto positivo: l’energia enorme che portano gli immigrati che arrivano. Bisognerebbe capire che la società multietnica è il futuro”, conclude il maestro. (www.dire.it)