Roma – “Dopo l’incendio del 22 agosto che ha ridotto in cenere 30 ettari del Pratone il sindaco Gualtieri è venuto in sopralluogo a Torre Spaccata e in quell’occasione ci ha chiesto come Comitato la disponibilità per un confronto sull’area.” Lo rende noto il comitato del Pratone di Torre spaccata sui social:
“Ieri siamo andati in Campidoglio e ci siamo presentatɜ con tre richieste precise, che sono quelle sottoscritte da 11mila cittadini romani con la delibera di iniziativa popolare depositata in comune a febbraio del 2023 e che ribadiamo da anni: zero cubature di cemento sul Pratone; zero compensazioni altrove; il Pratone parco naturale accessibile a tuttɜ nel rispetto delle specie che già lo abitano.
Il sindaco aveva la possibilità di rispondere politicamente in modo concreto a queste richieste, impegnandosi a chiedere al Ministero della Cultura l’inclusione del Pratone nel perimetro del Vincolo Ad Duas Lauros e alla Regione Lazio la riclassificazione dell’area nel PTPR, come contenuto nella mozione presentata dalla forza di maggioranza Verdi e Sinistra prima dell’estate e che riteniamo possa essere utile a bloccare future colate di cemento sul Pratone.
Purtroppo invece la risposta non è stata quella di cui ci sarebbe bisogno in una città che è maglia nera per consumo di suolo e in un paese che ogni giorno subisce alluvioni e devastazioni anche a causa della cementificazione massiccia che i territori hanno subito negli anni.
Il sindaco Gualtieri ci ha detto che il massimo a cui possiamo auspicare dalla sua giunta è che cerchi il migliore compromesso possibile, partendo dal presupposto – inamovibile – che quanto previsto dal piano regolatore del 2003-2008 debba essere almeno in parte realizzato.
E addirittura che questo compromesso era, sempre a detta del sindaco, ottimamente rappresentato dal progetto di Cinecittà/CdP che prevedeva la realizzazione in 31 ettari di Pratone di teatri di posa e backlots per Cinecittà studios e sui restanti la realizzazione di un multisala IMAX, di uno studentato e dell’immancabile edilizia residenziale privata, con un parco lineare ridotto a 15 ettari.
Perchè, ci dicono, gli espropri il Comune non se li può permettere, così come non si può permettere di essere in balìa dei ricorsi al TAR da parte dei costruttori. E questo a Torre Spaccata come negli altri quartieri di Roma dove i cittadini stanno animando tante lotte di giustizia climatica e sociale, fronteggiando le ruspe a Fiumicino sul Bilancione e gli scavi a Pietralata contro cui si oppone il Comitato Si al Parco Si all’Ospedale No allo Stadio, che avanzano in barba al dissenso dellɜ cittadinɜ coinvoltɜ.
E fa niente se i vecchi piani regolatori sono stati costruiti tutelando più le logiche della rendita urbana che l’interesse collettivo.
Fa niente se lɜ abitanti dei quartieri di questo quadrante scontano da anni un deficit di verde pro capite, si ammalano con più facilità, non respirano, non hanno spazi verdi sufficienti.
Fa niente se i programmi elettorali dell’attuale giunta parlavano di consumo di suolo zero.
Fa niente se ci sono appena stati gli ennesimi eventi climatici estremi che hanno messo di nuovo sott’acqua l’Emilia Romagna e colpito altre regioni italiane e le persone perdono le loro case, le loro memorie, a volte le loro vite.
Dopo ieri abbiamo la conferma che il massimo sforzo che un’amministrazione può produrre è quello di non scalfire troppo le logiche del profitto e gli interessi particolari di pochi, invece che occuparsi dell’interesse collettivo.
Varrà per loro, non vale certo per noi: non arretreremo di un centimetro.
Il Pratone R-esiste” basta cemento”.