Sant’Antonio Abate è una figura venerata in molte regioni italiane. Questo Santo è noto come protettore degli animali e per la sua capacità di resistere alle tentazioni demoniache, qualità che lo rendono un simbolo di forza e resistenza.
In Abruzzo, il culto di Sant’Antonio Abate è particolarmente sentito e diffuso. La festa è caratterizzata da innumerevoli eventi sacri e rituali e che spesso includono le “Tentazioni di Sant’Antonio”, una rappresentazione che si svolge in molti comuni abruzzesi il 16 e 17 gennaio. Un altro aspetto caratteristico delle celebrazioni abruzzesi è l’accensione dei fuochi purificatori, che simboleggiano la lotta del santo contro il male e il rinnovamento stagionale della natura.
Fara Filiorum Petri
A Fara Filiorum Petri, un paese situato nella Val di Foro ai piedi del Monte Maiella, la festa di Sant’Antonio Abate è caratterizzata dalle “farchie”, grandi fasci cilindrici di canne legati con rami di salice rosso. Questi vengono innalzati e incendiati il 16 gennaio, creando uno spettacolo di fuoco che illumina il cielo notturno. La tradizione risale a un miracolo attribuito al santo, che avrebbe salvato il paese dall’invasione delle truppe francesi nel 1799.
Collelongo
A Collelongo, tra il Fucino e il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, le celebrazioni di Sant’Antonio Abate si svolgono principalmente nella notte tra il 16 e il 17 gennaio. Questa tradizione, che si rinnova da oltre quattro secoli, vede la partecipazione di migliaia di persone che si riversano nelle strade del paese per festeggiare con canti e fuochi dal tramonto all’alba.
Si parte dalla Cuttora, il cuore pulsante della festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo. Il termine deriva dalla grossa pentola in cui si cuoce il granturco, che dopo una lunga bollitura si trasforma in “ciceròcche”. Accesa con legna di ginepro, costituisce il focolare attorno al quale si riuniscono i collelonghesi e i pellegrini, accolti nelle abitazioni private trasformate per l’occasione in luoghi di ospitalità e celebrazione.
Il fuoco è un altro elemento centrale della festa, simbolo di purificazione e rinascita. A Collelongo, il “torcione” è un’opera d’arte in legno, lavorato da abili maestri d’ascia e issato nelle piazze principali, mentre i bambini partecipano con le “torcette”, torce uniche realizzate torcendo virgulti di legno, che sfibrano e si trasformano in simboli di luce e devozione.
All’alba del 17, dalle principali abitazioni del paese escono fanciulle vestite con gli abiti tradizionali di Collelongo, portando sulla testa la conca “rescagnata”, vale a dire addobbata, e si dirigono verso la Chiesa Santa Maria Nuova, dove si trova l’antica statua di Sant’Antonio. Da qui sfileranno di nuovo attraverso il paese per la competizione sulla conca più originale e meglio realizzata e il vestito più bello indossato.
La festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo è un intreccio di tradizione, comunità e spiritualità, dove condividere è la parola d’ordine e il fuoco segna il passaggio dall’inverno alla primavera, in una celebrazione che unisce passato e presente.
Villavallelonga
A pochi chilometri di distanza, Villavallelonga celebra Sant’Antonio con la tradizionale cena della “Panarda”, grandiosi banchetti organizzati dalle famiglie del paese. La festa si protrae per tutta la notte tra fuochi e luoghi di ristoro. Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, i festeggiamenti proseguono con la processione, la benedizione degli animali e la sfilata dei carri allegorici che segnano l’apertura ufficiale del Carnevale costituito dalla competizione tra “brutti” (vestiti di nero, con campanacci appesi al corpo) e “belli” (vestiti di bianco, con cappelli ornati da nastri e fiori colorati).
Altri paesi che festeggiano Sant’Antonio Abate in Abruzzo sono San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), dove avviene lo “sbandimende”, una sorta di asta pubblica di generi alimentari e va in scena la rappresentazione delle Tentazioni, Ateleta (AQ) con la sfilata di un corteo mascherato a tema storico, tra fuochi, processione e benedizione degli animali. Caratteristiche sono anche la questua in maschera di Pescocostanzo (AQ) in mezzo a fuochi e palloni areostatici, il concerto in strada con lo “sveglia vacche” un tradizionale strumento a percussione simile al charrasco a Pescosansonesco (PE), la Sagra dei granati e della porchetta a Cerchio (AQ), la bollitura del mosto in piazza a Ovindoli (AQ) o le sagne di Sant’Antonio a Scanno (AQ) condite con ricotta benedetta e distribuite dopo la Santa Messa.
Roma e dintorni
Anche a Roma, ogni 17 gennaio, davanti alla chiesa di Sant’Eusebio, tra via Napoleone III e piazza Vittorio, si rinnova una tradizionale funzione: la benedizione degli animali. Oggi il rito è celebrato in forma ridotta e coinvolge gli animali domestici, come cani, gatti e canarini. Ma nei secoli passati la cerimonia prevedeva un grandioso apparato, con un corteo di animali che andava dai buoi agli asini, dagli animali da cortile fino ai cavalli delle carrozze dei nobili. Tradizionalmente aveva luogo nella chiesa di Sant’Antonio Abate e solo nell’ultimo secolo è stata dirottata, per motivi di traffico, a Sant’Eusebio. Proprio davanti al convento di Sant’Eusebio e durante la benedizione degli animali Vittorio Caprioli ha ambientato una delle scene di “Parigi, o cara”, film del 1962 scritto e interpretato da Franca Valeri.
Caprarola
Non lontano da Roma, uno dei luoghi principali per i festeggiamenti di Sant’Antonio Abate è Caprarola. Qui, le celebrazioni si svolgono dal 15 al 21 gennaio e includono la benedizione e l’accensione del fuoco di Sant’Antonio, oltre alla celebrazione eucaristica e alla benedizione del pane.
Velletri
A Velletri, i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate si tengono dal 17 al 20 gennaio. L’Università dei Mulattieri e Carrettieri organizza eventi che includono la benedizione dello stendardo, sfilate di cavalli bardati e cavalieri in costume storico. La festa culmina con una fiaccolata e la distribuzione di ciambellette e vino.
Queste celebrazioni non solo onorano Sant’Antonio Abate, ma rafforzano il legame culturale e storico delle comunità locali, mantenendo vive tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. fonte: strada dei Parchi