ROMA – Fatture per il consumo dell’acqua fino a 1.400-1.500 euro, indirizzate anche a case disabitate, anziani, pensionati, titolari di assegno sociale. Viene da Trevi nel Lazio, un piccolo Comune montano di nemmeno 1.800 abitanti in provincia di Frosinone, immerso nel Parco dei Monti Simbruini, l’ultimo caso di ‘bollette pazze’ segnalato da diversi cittadini che da inizio novembre si sono visti recapitare richieste di pagamento “campate non si sa su cosa” dopo il cambio di gestione del servizio idrico. Trevi, nel corso della sua storia, ha sempre attinto in autonomia alla sorgente della Cardellina per soddisfare il proprio fabbisogno idrico, ripartendo i costi tra i suoi cittadini in maniera forfettaria con una media annua di circa 100-150 euro pro capite.
NEL 2022 IL CAMBIO DI GESTIONE, ORA SI PAGA COME A ROMA
Questo fino al primo ottobre del 2022, quando Acea Ato 2 è subentrata al Comune nella gestione del servizio: un passaggio che si sarebbe potuto evitare se l’amministrazione avesse aderito alle previsioni del decreto legislativo 152/2006, che permetteva ai Comuni che ne avevano diritto – tra i quali, appunto, Trevi – di richiedere l’esclusione dall’obbligo di transitare al gestore unico. Il risultato è una tariffazione che, da legge, viene equiparata ora a quella dei centri di pianura, con i trebani ritrovatisi a far fronte a costi paragonabili alle utenze di Roma e dei Castelli Romani, nonostante il piccolo Comune ricada in un’area interna (Lazio 3) e protetta (Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini) e abbia risorse idriche proprie e abbondanti.
L’APPELLO DEL CONSIGLIERE: “VOGLIAMO UNA MORATORIA TOTALE”
Fatto sta che, una volta subentrata al Comune di Trevi nel Lazio, Acea è stata chiamata a fatturare dal primo ottobre 2022 (e per ora fino al 20 settembre 2023). Il problema all’origine delle ‘bollette pazze’ nasce perché “non è mai stata effettuata la verifica dei singoli contatori. Acea ha semplicemente proceduto a una fatturazione forfettaria basata su stime fatte non si sa su quale base, dato che l’ultima misurazione oggettiva è stata fatta dal Comune non più tardi del 2019″. A spiegarlo all’agenzia Dire è Vincenzo Cecconi, consigliere comunale d’opposizione a Trevi, che denuncia l’impossibilità di accedere ai contatori delle singole utenze anche solo per l’autolettura da parte dei cittadini, dato che gli stessi sono installati su suolo pubblico all’interno dei tombini stradali. Per Cecconi, questo causerebbe “il mancato rispetto dei criteri Arera (l’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente, ndr) per la fatturazione del servizio, che prevedono l’esistenza di contatori nella disponibilità dell’utente e l’effettuazione di eventuali stime su una serie storica”. Serie che, però, “semplicemente non c’è, non esiste: il Comune stesso non faceva i conteggi da tre anni, inviava solo stime ipotetiche“.
Immediatamente, ha sottolineato l’esponente della minoranza trebana, “abbiamo fatto segnalazioni e contestazioni via pec, mentre il Comune si è messo a disposizione solo per eventuali correzioni anagrafiche. Non possiamo pagare noi la latitanza del Comune e della stessa Acea“. Sulla vicenda “si è costituito anche un comitato civico”. La richiesta è una sola, ed è chiara: “Chiediamo solo e unicamente una moratoria sulle bollette emesse”.
ACEA ATO 2: “SUBITO TAVOLO TECNICO, SOSPESI SOLLECITI DI PAGAMENTO”
Dal canto suo Acea Ato 2, sollecitata dall’agenzia Dire, ha fornito una prima risposta alle segnalazioni degli utenti spiegando di aver già “istituito un tavolo tecnico insieme all’amministrazione comunale per analizzare e risolvere tutte le segnalazioni, sia quelle arrivate direttamente dagli utenti che attraverso il Comune”. Tavolo che, inoltre, “ha l’obiettivo di individuare le migliori soluzioni tecniche per perfezionare il processo di fatturazione delle utenze di Trevi, nel rispetto delle disposizioni normative vigenti”. Acea, infine, ha assicurato alla Dire che “sospenderà le attività di sollecito dei pagamenti delle fatture per il periodo necessario allo svolgimento delle verifiche”. (www.dire.it)