Celano. “Ringrazio il Signore per averci fatto incontrare, per il nostro amore e per il dono dei nostri figli ma ora chiedo a Lui la forza per andare avanti”. La moglie lo ha salutato così, per l’ultima volta dall’altare, quell’amore che ha accompagnato tutta la sua vita, per Francesco Ulanio, il medico morto per un malore, mentre era con la famiglia per qualche giorno di vacanza a Montesilvano.
Il dottore Ulanio si è sentito male mentre stavo correndo, era uno sportivo.
La chiesa di San Giovanni a Celano, oggi pomeriggio non ce l’ha fatta a contenere tutte le persone che sono arrivate in piazza per dire addio al medico di famiglia, conosciuto e stimato in tutta la Marsica. Atleta a livello agonistico, Ulanio era anche l’allenatore dei bimbi dell’Avezzano Rugby, che lo hanno prima aspettato per accompagnarlo in chiesa e poi alla fine della celebrazione lo hanno salutato con l’ultimo urlo, quello che finora erano stati abituati proprio dal loro allenatore a fare prima di ogni competizione, in campo.
Sulla bara tante le maglie che hanno accompagnato la vita sportiva del dottore. La moglie ha chiesto di non acquistare fiori o palloncini ma di fare donazioni all’Avezzano Rugby, la società per cui il marito si era speso tanto, dove i giovani imparano ad essere sportivi, agonisti, con valori sani.
“Essere un marito premuroso, un papà amorevole, è qualcosa che si costruisce giorno per giorno”, ha detto don Ilvio Giandomenico nella sua omelia, più volte rivolgendosi ad Antonella Morgante, la moglie del dottore Ulanio, avvolta per tutto il tempo dall’abbraccio dei suoi cari: la mamma di Ulanio Gigliola, il papà Domenico, il fratello Abramo e la cognata Laila.
Ma anche della sua grande e unita faamiglia, che in questi giorni è stata inondata dell’affetto di tutta la città. Ieri nel quartiere “Campitelli”, per far affluire tutte le persone che sono andate a salutare la famiglia a casa, sono intervenuti gli agenti della polizia locale e i volontari della protezione civile.
In chiesa, in un giorno proclamato di lutto cittadino dal sindaco Settimio Santilli, oltre al primo cittadino, l’amministrazione comunale, i carabinieri e tutte le autorità civili e religiose di Celano. Accanto a don Ilvio hanno concelebrato anche don Gabriele Guerra, don Carmine Di Bernardo e don Simplicio Ciaccia, quest’ultimo parente di famiglia.
“Quello che era Francesco si costruisce giorno per giorno, non si improvvisa”, ha detto don Ilvio, “come non si improvvisa essere un buono e stimato medico: non si improvvisa la capacità di volere il bene del prossimo, accompagnarlo e custodire il bene prezioso della salute verso la guarigione se è possibile e se non lo è almeno avere la cura dei malati. Il dottore Ulanio si è distinto nella fase emergenziale della pandemia e lo ha fatto con costanza, lungimiranza. Ha saputo tenere ferma la mano sul timone e reggere forte la nave mentre veniva sballottata dalle onde. Ha saputo avere pazienza con le persone”.
“Non si improvvisa neanche essere un atleta, uno sportivo di questo calibro perché alla passione ha unito anche la disciplina”, ha continuato, “ha allenato i più piccoli e questo vuol dire riuscire a trasmettere i veri valori che lo sport vuole diffondere. Si può dire che l’unica cosa improvvisa nella vita di Francesco è stata la sua morte. Lo stiamo dicendo in una chiesa che per lui era una seconda casa”.
Poi il sacerdote ha aperto una “parentesi”, sottolineando: “Delle volte portiamo in chiesa i cosiddetti ‘cristiani di occasione’ che vediamo giusto a qualche funerale dove è d’obbligo andare, a Pasqua e a Natale. Di certo non possiamo dire questo di Francesco, perché lui voleva fare sul serio anche con il Signore. Questo aspetto un po’ più intimo di Francesco non era forse noto, non era pubblicizzato ma è la sorgente di questo suo amore per la famiglia e per la sua professione medica che è stata una vocazione vera e propria. Lui trovava il tempo per tutto e per tutti e soprattutto anche per il Signore, che per lui non era una cosa ‘marginale’. Noi possiamo indicare il banco, a noi della comunità parrocchiale di San Giovanni ci mancherà, perché lui veniva tutte le domeniche in chiesa. Quello è il banco in cui tutte le domeniche si sedeva con Antonella e i suoi bambini”.
Per l’ultimo saluto al dottore Ulanio, don Ilvio ha scelto il Vangelo di Sant’Agostino e ha detto: “Siate pronti, perché nell’ora che non sapete viene il figlio dell’uomo. Quando Agostino, il suocero mi ha chiamato per dirmi quanto successo ho fatto fatica a capire che si trattasse di Francesco. E ho detto: ‘Signore, tanta gente cammina verso di te e io vorrei essere tra questi invece Francesco per venire incontro a te è venuto correndo’. La fede ci dice che Francesco è morto durante la sua corsa verso il Signore. Se a qualcuno sembra che questa fede sia spezzata lo dimostri con i fatti riempiendo di amore ogni giorno che ci è donato in questa terra anche grazie all’esempio che Francesco ci ha lasciato”.
Alla fine della celebrazione, oltre al saluto della dottoressa Morgante, dall’altare anche la lettura della professoressa Gigliola Ciaccia, che ha dato voce alle parole di Lucilla per il suo papà e del piccolo Domenico, che ha scritto una poesia in rima per sé e per il fratellino Agostino. Un saluto e un ringraziamento poi, anche da una volontaria della protezione civile comunale che ha ricordato l’impegno del dottore per tutta la sua comunità. (M.T.)