Sono 29 le persone che persero la vita nella tragedia di Rigopiano, l’hotel Resort a 4 stelle investito da una violenta slavina distaccatasi dal Monte Siella nel pomeriggio del 18 gennaio dello scorso anno. Le persone sopravvissute 11: due si trovavano all’esterno della struttura nel momento in cui è piombata la valanga, altri nove furono estratti dai Vigili del fuoco a distanza di 58 ore dal disastro. Dalle macerie salvi quattro bambini, la mamma di uno di loro (Adriana, moglie del cuoco Giampiero Parete che si trovava fuori dall’albergo al momento del crollo e ha dato l’allarme), la coppia di fidanzati Giorgia Galassi e Vincenzo Forti e altre due persone, Giampaolo Matrone e Francesca Bronzi, che però nel crollo hanno perso i rispettivi compagni.
Il Comitato Vittime di Rigopiano, che riunisce superstiti e familiari degli scomparsi, ha organizzato per oggi una giornata di commemorazione, con la collaborazione della Pro Loco di Penne (Pescara) e il patrocinio del Comune di Penne.
La slavina che investì l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) aveva un peso di 120.000 tonnellate, pari a 3.500 tir a pieno carico. Secondo la stima fatta dai Carabinieri forestali del Meteomont, a staccarsi sarebbe stato un fronte di 400 metri, spesso due metri e lungo un centinaio di metri. Questo ha movimentato 200.000 metri cubi di massa nevosa che, una volta scesa a valle e precipitata alla velocità di 100 chilometri orari, si è umidificata e ha raddoppiato il peso, raggiungendo quindi le 120.000 tonnellate.
L’hotel sorgeva in un’area critica, all’uscita di un canalone stretto e alla sommità di una conoide”, cioè un accumulo a forma di settore di cono di materiali detritici depositati da un corso d’acqua al suo sbocco.“In situazioni così estreme va valutata la possibilità di chiudere le strutture”, secondo Francesco Peduto, presidente Consiglio nazionale dei geologi, perché se c’è allarme “bisogna chiudere“.
“Pianificare significa fare prevenzione. E’ inutile che poi ci accorgiamo di questi meccanismi solo e unicamente quando c’è l’evento eccezionale. Se i piani neve non vengono fatti e organizzati, se non c’è una catena che queste cose le mette in linea prima dell’evento, poi è chiaro che la gestione dell’evento non puoi immaginare che si faccia con i miracoli”, il commento del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
La Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Al centro dell’indagine ci sono vari aspetti, tra cui i ritardi e gli errori nella gestione dei soccorsi, soprattutto nella parte iniziale. (Di.re)