Raffaele De Vico, nato nell’antica capitale dei Vestini, a Penne, il 18 aprile 1881, ha lasciato un’impronta indelebile nel paesaggio urbano di Roma, trasformando la città con i suoi giardini, ancora oggi ammirati. La sua formazione, iniziata all’Istituto Tecnico di Chieti e completata all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha fuso la genuinità della sua terra d’origine con l’eleganza della capitale.
Figlio di Angelo, un valente scultore pennese vicino ai Macchiaioli, dopo gli studi romani e un periodo di apprendistato con Marcello Piacentini, iniziò la sua lunga e proficua collaborazione con il Comune di Roma, culminata con la direzione dell’Ufficio Verde Pubblico. La sua visione, che coniugava estetica e funzionalità, ha dato vita a spazi verdi iconici come il Parco di Colle Oppio, il Giardino degli Aranci e il Parco Virgiliano. La sua abilità nel plasmare il paesaggio urbano, con un occhio di riguardo per la natura e i dettagli scenografici, lo ha consacrato come uno dei maggiori architetti e paesaggisti della sua generazione.
I giardini di Roma: un’eredità verde che continua a fiorire
I giardini romani di De Vico, veri e propri capolavori, testimoniano la sua genialità, il tentativo di traghettare la tradizione del “giardino all’italiana” verso le esigenze di una metropoli moderna. Ogni spazio verde, con le sue peculiarità, riflette la sua visione di un’armonia tra architettura e natura. Il suo legame con l’Abruzzo si manifesta nell’uso di materiali naturali, come la pietra. La sua opera, caratterizzata da un equilibrio tra estetica e funzionalità, ha trasformato il volto della Città Eterna.
De Vico ha creato alcuni dei parchi più belli di Roma, tra cui:
Il Parco di Colle Oppio: un’oasi verde con giardini e fontane, progettata da De Vico tra via Labicana e via Mecenate, che offre una vista spettacolare sul Colosseo.
Il Parco di Villa Borghese: nell’immenso e antico parco, ricco di giardini, musei e fontane, De Vico ha progettato, tra le altre cose, l’artistico Serbatoio idrico che si ammira nel Parco dei Daini.
Il Giardino degli Aranci: De Vico ridisegnò questo luogo incantevole sull’Aventino, prevedendo l’ingresso principale fuori asse di simmetria, per sorprendere così il visitatore all’improvviso con la vista mozzafiato su Roma e sul “Cupolone”, con un espediente tipicamente barocco.
I Giardini di via dei Fori Imperiali: scenograficamente affacciati sulle grandiose rovine della Roma antica, che decise di far incorniciare da maestosi pini italici.
Il Giardino delle cascate dell’EUR: il giardino centrale del quartiere dell’EUR ornato da una serie di scenografiche cascate.
Il Parco della Rimembranza a Villa Glori: dove l’Architetto ha declinato l’estetica del giardino romantico.
Il Parco Virgiliano: interamente progettato da lui su via Nemorense, vicino alla Salaria.
Piazza Mazzini: dove il Maestro realizzò una splendida fontana che orna la piazza.
E ancora: il Giardino di Monte Sacro, la ricostruzione del Teatro di Ostia Antica, il Giardino di Piazza Verbano, il Parco di Villa Fiorelli al Tuscolano, i Giardini di Villa Caffarelli sul Campidoglio, Villa Sciarra e Villa Paganini, il Parco dantesco a Monte Mario, il Memoriale ai Caduti della Prima Guerra Mondiale nel Cimitero del Verano, il Roseto di Roma…sono innumerevoli gli spazi verdi progettati dal Maestro e ancora vissuti da romani e turisti del terzo millennio. Questi giardini, testimonianza del suo genio, sono luoghi di bellezza e armonia, dove natura e architettura si fondono in un’unica opera d’arte.
Riconoscimenti e memoria: due monografie per ricordarlo
L’importanza di Raffaele De Vico è stata recentemente celebrata in due pubblicazioni: “Raffaele De Vico. Architetto e paesaggista”, edita da Romarchitettonica, la collana dedicata agli architetti del Comune di Roma, e “Raffaele De Vico e i giardini di Roma”, una monografia pubblicata nel 2022 a cura del nipote Massimo De Vico Fallani e arricchita da articoli storici, documenti e memorie familiari. Una mostra a lui dedicata, organizzata nel 2018 a Palazzo Braschi ha reso omaggio al suo genio.
Una lapide sul muro del Casino del Graziano a Villa Borghese, accanto all’ingresso del Bioparco, ricorda che l’Architetto di Penne visse qui, in mezzo ai suoi giardini, dal 1920 fino alla morte, sopraggiunta nel 1969.
A 100 anni rinasce l’Aranciera di San Sisto, un simbolo del futuro
L’Aranciera del Parco di San Sisto, progettata da De Vico nel 1926 tra Porta Metronia e le Terme di Caracalla, è in questi giorni oggetto di un importante restauro che punta all’efficientamento energetico, con un investimento di oltre 4 milioni di euro del Comune di Roma. Il progetto prevede l’installazione di moduli in vetro con silicio amorfo trasparente, che rispettano il disegno originale della copertura vetrata, capaci di alimentare un impianto fotovoltaico. Grazie all’utilizzo integrato di strategie energetiche passive e attive di ultima generazione e alla completa coibentazione dell’involucro, l’edificio ridurrà i fabbisogni energetici del 75%, producendo più energia di quanta ne consumerà. L’energia in esubero sarà immessa in rete per alimentare l’illuminazione del parco e degli edifici circostanti.
La riqualificazione include anche un sistema di depurazione dell’aria tramite quattro “Fabbriche dell’Aria”, teche ricche di piante a gradi foglie dotate di un sistema di fitodepurazione che amplifica la capacità delle piante di imprigionare e degradare gli inquinanti. La climatizzazione sarà ottenuta con la tecnologia geotermica del “Pozzo Canadese”: 20 cavidotti interrati scambieranno la temperatura dell’aria con quella del terreno. Inoltre, è stato inserito un sistema di gronde integrate per il recupero e il riciclo delle acque piovane per l’irrigazione delle piante interne ed esterne del parco.
Candidata per la certificazione LEED livello oro, l’Aranciera sarà un edificio a emissioni zero, un caso di studio esemplare per il restauro di edifici storici in chiave di risparmio energetico. A 100 anni dalla sua costruzione, l’aranciera conferma che Raffaele De Vico è stato un pioniere, capace di anticipare temi come la sostenibilità e l’armonia con la natura e il paesaggio, oggi più che mai attuali. Il suo lavoro, un ponte tra la tradizione abruzzese e l’innovazione romana, continua a ispirare e a rendere Roma una città più verde e vivibile. fonte : Strada dei Parchi