Tivoli – Ricorre quest’anno il ventennale dai fatti di Genova e per l’occasione BeccoGiallo ha pubblicato una nuova edizione di Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova (uscito in origine nel 2011). Se la sceneggiatura è a firma Francesco Barilli, i disegni sono opera di Manuel De Carli, nato a Trento ma tiburtino di adozione, cosa che ci permette – ed è una fortuna – di tracciare un filo tra questo importante libro e il nostro territorio.
Punto di partenza è che la storia di Giuliani è nota a (quasi) tutti, ma in una forma che di solito non coincide con la realtà dei fatti. Ancora oggi, a vent’anni dall’episodio, le zone d’ombra della faccenda – solo in parte accidentali, e in larga misura procurate, volute – sono molte.
Il fumetto di Barilli e De Carli, scritto con la collaborazione della famiglia Giuliani, si propone quindi in primis di fare luce su una figura troppo spesso sovrapposta a quella foto – fuorviante e banalizzante – dell’estintore, scoprire le sue ragioni politiche, orientare il lettore in un mondo di depistaggi e oscurità che non solo non rende giustizia alla morte assurda di un giovane, ma soprattutto nasconde quella realtà violenta e coercitiva che ha segnato il G8 del 2001 (con l’episodio della Diaz, anche, e di Bolzaneto, nonché dei pestaggi in strada) e che ancora oggi deve essere discussa. Superare, insomma, il manicheismo e la disinformazione che relegano Carlo al ruolo di teppista, facinoroso, uno “che se l’è cercata”.
Ma accanto all’obiettivo di chiarificazione – evidenziato, oltre che dalla storia in sé, dalla Cronistoria in appendice – il libro punta anche a quello di approfondimento, scoperta della figura di Carlo al di là dell’episodio di Genova, nel suo passato e nella sua sfaccettata personalità. Questo aspetto si intreccia naturalmente anche con il desiderio di fare luce sulla faccenda – ad esempio per quanto riguarda la decostruzione dell’immagine di Carlo come delinquente con precedenti penali – ma dà spazio, in particolare, a una dimensione anche onirica, surreale del racconto. Così una parte dei capitoli ha un più definito taglio “d’inchiesta”, segue le vicende di Genova con lo zoom su via Tolemaide o Piazza Alimonda, mentre l’altra si perde poeticamente in quello che Carlo era prima e oltre Genova, nelle sue poesie, nel suo impegno politico, e lo fa – questa la caratteristica che più ho apprezzato – ricorrendo a degli elementi-simbolo ormai caratteristici, come lo scotch che Giuliano Giuliani stende nella stanza – specie nuova dei Neon di Fontana – mentre parla del figlio.
Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova – di cui si è parlato anche in occasione dell’evento Contro-Verso. Vent’anni dal G8 di Genova organizzato lo scorso luglio a Vicovaro dall’associazione Despina – è insomma un libro efficace, fondamentale per conoscere la storia di un ragazzo che è diventato il simbolo dello scontro tra lo Stato e il diritto a manifestare la propria opinione, ma che prima di tutto e soprattutto era, appunto, un ragazzo. Sapere che questo libro ha messo un piede anche nel nostro territorio, poi, diventa un’occasione d’oro per aprire uno spazio di riflessione sopra una storia che ha segnato una frattura, e che ci riguarda tutti.