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Viaggio nel tempo, alla scoperta degli storici orologi del Campidoglio

Roma – Uno dei più famosi è quello del Pincio, ad acqua, che necessita di una manutenzione costante, ma gli orologi storici e monumentali del Campidoglio sono circa settanta, sparsi per la città, tra ville, piazze e musei. A prendersi cura di questo prezioso patrimonio, da tanti anni, sono due orologiai: Simone Liberati e Stefano Ceccarelli, spinti da un’autentica passione.

 

I due guardiani del tempo devono garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli orologi di proprietà Comunale, monumentali, a pendolo, meccanici, la metà dei quali si trova a Palazzo Senatorio. Poi ci sono gli interventi di riparazione, nel laboratorio di via della Greca: “I ricambi purtroppo non si comprano, li dobbiamo fare noi direttamente – sottolinea Ceccarelli”. Alcuni antichi ingranaggi necessitano spesso di olio “la lubrificazione è importante per gli attriti e quindi per la precisione del meccanismo”, poi ci sono le operazioni di sostituzione delle parti ammalorate, la pulizia e la registrazione che cambia a seconda della stagione e delle variazioni termiche.

 

A Palazzo Senatorio c’è il primo orologio pubblico di Roma, collocato sulla torre nel 1806, dopo essere stato smurato dalla Basilica dell’Ara Coeli. “Ai lati si possono vedere ancora la S e la R dell’originaria scritta SPQR che stava sulla torre. I due quadranti dentro girano all’inverso, poi tornano al giusto ritmo”. Il meccanismo è un vero gioiello di ingegneria e il panorama dalla torre rende tutto ancora più spettacolare.

 

Il sogno sarebbe far suonare l’orologio, pare che l’ultima volta sia stata 77 anni fa, nel 1946, io cerco di sincronizzarlo con lo sparo del cannone del Gianicolo, alle 12 in punto, ma non è semplice – spiega Liberati – Il nemico numero uno è il vento forte, la tramontana in particolare perché lo prende lateralmente, ma anche i gabbiani possono costituire un pericolo perché si poggiano sulle lancette”.

 

Altro elemento di spicco nel patrimonio di Palazzo Senatorio è l’orologio notturno, che si trova nell’anticamera nel Sindaco, recentemente prestato alla Galleria Borghese in occasione della mostra “Meraviglia senza tempo, pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento”. Caratterizzato da una sontuosa cassa in legno di noce ebanizzato, dal punto di vista stilistico il quadrante appare riconducibile a un artista di cultura classicista attivo a Roma sul finire del XVII secolo. Un altro esemplare simile, è esposto ai Musei Capitolini. Gli orologi notturni, che rappresentano una delle testimonianze più significative dell’elevato livello qualitativo raggiunto nella Roma barocca nei campi dell’arte e della tecnica, furono concepiti su richiesta del pontefice Alessandro VII Chigi costantemente afflitto dall’insonnia.

 

Tra gli orologi monumentali spiccano quelli di piazza Colonna, di piazza del Popolo e di piazza di Siena, a Villa Borghese, ristrutturato alcuni anni fa e con un meccanismo più complesso poiché dotato di suoneria. “È anche più delicato perché ha quattro quadranti quindi è sempre esposto al vento. A volte si rallenta o si ferma e dobbiamo intervenire perché da solo non riparte. La suoneria è una componente in più che può dare problemi. Ford diceva che tutto quello che non c’è non si può rompere” – spiega Ceccarelli.

 

Indubbiamente uno dei gioielli di questo patrimonio è l’orologio ad acqua del Pincio che da alcuni anni, grazie a una lunga serie di interventi, è tornato a segnare l’ora corretta. “Dobbiamo andarci molto spesso perché necessita continuamente di olio – sottolinea Liberati –  L’acqua è un elemento che ossida e arrugginisce i pezzi che devono essere costantemente ingrassati e puliti”.

 

L’OROLOGIO DEL PINCIO: LA STORIA

 

L’orologio del Pincio è un capolavoro di arte e ingegneria idraulica unico nel suo genere, non ci sono infatti altri esempi di idro-cronometri collocati in giardini pubblici. Ideato nel 1867 dal frate domenicano Giovanni Battista Embriaco, fu esposto a Villa Borghese nel 1873 e perfettamente inserito nel contesto naturale grazie alla collazione studiata dall’architetto svizzero Gioacchino Ersoch. La scelta del luogo si basò anche sulla vicinanza di una cisterna d’acqua destinata ad alimentare le fontane e i prati del parco.

Le pregevoli qualità artistiche e decorative dell’orologio hanno sempre attirato turisti e visitatori che scoprono questo iconico tesoro nascosto tra la fitta vegetazione e le rocce.

Il funzionamento è garantito dalla presenza dell’acqua che cadendo dall’alto riempie due bacinelle allungate a forma di foglioline, in bilico su uno spillo. Le due bacinelle oscillando attivano il sistema che fa girare le lancette e carica l’orologio. Il meccanismo è protetto da uno scrigno di pannelli di vetro, montati su una torretta in ghisa che ha l’aspetto di rami di un albero.