Tivoli – Inserita tra i siti Unesco, la straordinaria Villa cattura l’attenzione dei visitatori per l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, sviluppandosi su più terrazzamenti che affacciano sul paesaggio della campagna romana. Sono 35.000 mq complessivi di giardino, 255 cascate, 100 vasche e 50 fontane, 30.000 piante stagionali, 150 piante sempreverdi ad alto fusto, 15.000 piante e alberi ornamentali perenni, 9000 mq di viali, vialetti e rampe. Le fontane non sono alimentate da congegni meccanici ma semplicemente sfruttando la pressione naturale dell’acqua del fiume Aniene, convogliata nella Villa attraverso incredibili lavori idraulici. Villa D’Este si trova nella città di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, e fu realizzata per volere del cardinale Ippolito II d’Este, governatore di Tivoli dal 1550 il quale, deluso per la mancata elezione a pontefice, volle far rivivere in questa villa i fasti delle corti romane e francesi e soprattutto eguagliare la magnificenza di Villa Adriana. Di particolare interesse sono le sale del piano nobile del palazzo decorate e dipinte da un gruppo di artisti del tardo manierismo romano, tra cui Livio Agresti e Federico Zuccari, ma il vero protagonista della villa è lo splendido giardino, ideato dal pittore e architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani, affiancato da numerosissimi artisti ed artigiani.
Le Fontane
La Fontana di Venere: si trova nel cortile interno della villa ed ha il compito di accogliere il visitatore. Realizzata interamente in travertino ha come motivo ricorrente l’aquila, simbolo della città di Tivoli.
Fontana dell’Organo: alla sua realizzazione ha contribuito anche Gian Lorenzo Bernini, l’autore dell’edicola che, nella nicchia centrale, protegge l’organo idraulico, il geniale dispositivo azionato dalla caduta delle acque che ogni due ore emette suoni e melodie grazie alla spinta meccanica impressa dall’acqua stessa sui tasti dell’organo. Un artificio unico nel suo genere e talmente strabiliante che ancora oggi i visitatori della Villa ritengono che vi sia un pianista nascosto all’interno della fontana.
Fontana del Nettuno: è la più imponente di quelle presenti nonché la più scenografica per la mole di acqua e gli zampilli, una cascata scende, al centro della composizione, grazie a un dislivello a terrazze successive, fino alla vasca centrale. Dietro il velo d’acqua, in una nicchia che sembra simulare una grotta, giace il busto di Nettuno. Presenta una particolarità rispetto alle altre, è infatti quella di più recente realizzazione. La sua creazione risale alla prima metà del XX secolo.
Le Peschiere: lunghe vasche rettangolari poste in successione di fronte alla grande fontana di Nettuno, di cui raccolgono le acque. Il nome si riferisce al fatto che qui venivano allevati pesci di acqua dolce allo scopo di intrattenere ospiti e abitanti della villa con la pesca e per garantire una riserva sempre fresca di buoni prodotti ittici.
Fontana dell’Ovato: un grande bacino a forma ovale, è idealmente il regno della natura, il punto in cui si celebra la straordinaria ricchezza della campagna laziale. La fontana, infatti, rappresenta i Monti Tiburtini dai quali ha origine l’Aniene, il principale affluente del Tevere nonchè la principale fonte dell’acqua di tutto il giardino. Al centro, proprio sopra la cascata, è visibile una figura di donna, la Sibilla Tiburtina che veniva venerata come una divinità in un tempio, posto proprio nei pressi dell’Aniene.
Viale delle Cento fontane: un “fiume” particolare, originato dagli zampilli di cento bocche.
La Rometta: è Roma rappresentata come una donna in armatura e affiancata dall’immortale simbolo della Lupa che allatta Romolo e Remo. A fare da sfondo, in origine, le grandi bellezze architettoniche più rappresentative della città: Colosseo, Colonna Traiana, arco di Costantino. Questa fontana rivela il grande amore di Ippolito d’Este per Roma, la città in cui gli avevano impedito di costruire il proprio castello. E fu così che non potendo avere un castello dentro la città, decise di portare Roma dentro la sua villa.
Fontana dei Draghi: qui è rappresentata l’undicesima fatica di Ercole, prendere i pomi d’oro nel giardino delle Esperidi, affrontando il drago dalle molte teste. Ovviamente i draghi non sputano fiamme roventi ma limpidi getti d’acqua.
Fontana della Civetta: rappresenta l’apoteosi della megalomania del Cardinale Ippolito d’Este. Infatti qui, sul timpano, si vedono due angeli intenti a sorreggere lo stemma della Casata degli Este. E in alto, “a sorvegliare” il tutto, c’è l’aquila di Ippolito II tra due gigli. All’interno della nicchia, tra le foglie di olivo, fu creato, da Luc Leclerc, un gioco musicale con venti uccellini che cinguettavano. Quando però appariva la civetta si zittivano per poi ripartire a cinguettare uno alla volta.
Il parco ha anche connotazioni simboliche e filosofiche, se non addirittura esoteriche. Con la sua realizzazione l’architetto intendeva mostrare che l’uomo, nella ricerca della felicità, è sempre combattuto tra ambizioni personali, accettazione del proprio destino e ricerca del bello nell’arte e nella natura. A questa idea corrisponde la perfetta geometria del parco, dove però i sentieri, continuamente e volontariamente interrotti, comunicano un’impressione di incompletezza.