Verona. In un momento storico in cui i media sono saturi di rubriche e trasmissioni che parlano di cibo e di vino, in cui il rilancio dell’economia italiana sembra dover passare dall’unicità dei nostri prodotti agroalimentari è proprio necessario creare l’ennesimo spazio di discussione intorno al mondo enogastronomico?
Noi pensiamo di sì, per due motivi principali. Prima di tutto, più grande è il mare, più il navigante saltuario rischia di perdere la rotta,spinto ovunqueda migliaia di informazioni spesso contradittorie.
In secondo luogo, non ad ogni lettore interessa necessariamente conoscere tutto (per altro in un mondo così sconfinato come quello in cui ci stiamo addentrando).
Serve dunque una bussola, uno strumento piccolo ma capace di indirizzare l’attenzione su quanto accade attorno alla nave della nostra comunità. Il nostro obiettivo, e quello di questa nostra rubrica, è, per quanto possibile, di fornirvelo.
Partendo dalla nostra storia, fatta di terra, sudore e profondamente radicata nella realtà contadina, salperemo insieme per un mare tanto vasto com’è quello enoico, un mare dalle mille isole lontane, dai mille porti ancora inesplorati, dai mille attracchi sicuri ma sempre diversi: annate, millesimi, etichette, vigne, terroir, cantine, cibi, prodotti tipici, abbinamenti, degustazioni, vini. Cercheremo di approdare in posti sempre nuovi, scoprire ogni volta qualcosa di diversocon l’idea di tornare sempre a casa. Per comprenderla meglio e farne un luogo migliore.Come diceva il poeta latino Orazio (Odi, I, 37, 1): “Nunc est bibendum, nuncpede libero pulsandatellus” (Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con libero piede).
Partiamo, allora, col parlare dall’appena trascorso Vinitaly: “la più grande manifestazione al mondo di promozione e comunicazione di questo prodotto meraviglioso che è il vino”, come l’ha definito il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Quale migliore occasione per iniziare questo viaggio insieme di un evento che ha raccolto, in soli 4 giorni, piùdi 150mila visitatori, oltre 4mila espositori e buyers da circa 140 paesi del mondo?
A ben vedere, infatti, dentro gli enormi capannoni della Fiera di Verona si ècondensato l’intero mondo del vino italiano: dagli enofili passeggeri e scalmanati agli appassionati di lungo corso, dagli esperti di settore ai produttori, dagli enologi ai sommelier e poi giornalisti, curiosi, passanti, ristoratori, esperti di marketing e semplici ubriaconi. Tutti lì, a rotear bicchieri, a disquisire su e intorno al liquido odoroso che hanno sotto il naso, eil materiale non manca davvero.
Solo per dare un’idea, oltre all’intero panorama regionale italiano, un intero capannone è stato dedicato ai vini internazionali, unoai vini biologici, un altro ai vini artigianali (il ViViT).
Se poi il vino non bastasse, il padiglione Sol&Agrifoodha offerto una panoramica davvero niente male sull’universo dell’olio e dei prodotti agroalimentari di qualità. Ristoranti e standdi cucina regionale hanno condito il tutto.
Naturalmente l’Abruzzo era presente e in maniera anche importante: 80 produttori regionali di vino, la metà dei quali presenti associativamente o legati a uno dei consorzi regionali, e 17 di olio.
Se andiamo a contare anche i vini degustabili sul banco dell’Enoteca d’Abruzzo gestita dall’AIS, il numero dei produttori abruzzesi rappresentati sale a 140 circa. Niente male per un territorio che negli ultimi 20 anni ha fatto passi da gigante per recuperare il gap che lo separava dalle realtà vitivinicole più importanti d’Italia ma che, comunque, sembra aver ancora sempre molta strada da percorrere.“Abbiamo un’ottima materia prima, ovvero il nostro vino. Dobbiamo comunicare di più le specificità della nostra Regione a livello nazionale e internazionale. La partecipazione alle fiere è funzionale a questo, siamo stati al Prowein di Dusseldorf, ora al Vinitaly, poi saremo a Bordeaux e all’EXPO di Milano” – sottolinea l’Assessore Regionale Dino Pepe.
Intanto nel Padiglione12, quello abruzzese, si sono succeduti tutta una serie di eventi davvero degni di nota e capaci di assecondare i più svariati interessi: dall’incontro con il direttore delle guide de L’Espresso, Enzo Vizzari, alla presentazione dei vini vegani della Cantina Tollo, dalla verticale di Trebbiano d’Abruzzo dell’Azienda Pepe condotta da Sandro Sangiorgi (7 le annate in degustazione,dal 1995 al 2010, per un vino che sembra riservare sempre più sorprese) all’incontro “Comunicare la cultura del Vino”, con Marcello Masi, direttore del Tg2 RAI e conduttore del programma di RAI2 “Signori del Vino”, e Roberto Rabachino, cui ha partecipato anche la Delegazione FISAR di L’Aquila.
L’evento che ha raccolto più successo, però, testimoniato da una fila immensa di persone addossate per prendere parte al finger food party degli chef di Qualità Abruzzo e assaggiare i vini delle blasonate cantine consociate, è stata la presentazione della nuova associazione “èAbruzzo” nata con lo scopo di unire realtà e spiriti affini “per fare squadra e lavorare alla promozione del territorio, soprattutto fuori dai confini regionali, dove non si parla di noi; anche perché negli anni le istituzioni non hanno fatto granché in questa direzione, se è vero che ancora oggidobbiamo prima spiegare dove è collocato fisicamente l’Abruzzo nel contesto italiano”, dice il suo presidente Adriana Galasso.
Con il cuore a Loreto Aprutino, questa nuova stella del firmamento enogastronomico italiano (di cui torneremo certamente a parlare) mira a raccogliere le eccellenze enogastronomiche abruzzesi sottoponendole ad un’ulteriore verifica di qualità, certificata sulla bottiglia o sulla confezione da un bollino con su scritto “è”. Quasi uno slogan esistenzialista.
Per ora sono consociati quindici produttori enologici (le aziende agricole Cataldi Madonna e Gentile in provincia dell’Aquila; le teramane Cirelli, Collebello, Illuminati, Nicodemi e Pepe; De Fermo, La Valentina, Tiberio, Torre dei Beati, Valentini e Valle Reale nell’ambito pescarese; per concludere con I Fauri e Tenuta Ulisse in provincia di Chieti) e alcuni produttori di formaggio, pasta e prodotti locali.
Insomma un Vinitaly interessante che ha portato con sé il seme della speranza espansiva del mondo abruzzese assieme a nuove idee e modi per fare squadra.
L’importante è non fermare tutto, come al solito, a riflettori spenti.
(Boris Tacchia e Paolo Zazza)