VERONA – “Stiamo vivendo in un’economia di guerra. Ma oggi guardiamo al fatto che si riapre il Vinitaly dopo l’ultima edizione dell’aprile 2019 e soprattutto ricordiamo che siamo la capitale mondiale per il comparto viticolo-enologico”, dichiara il presidente della regione Veneto, Luca Zaia
La Fiera di Verona ha infatti riaperto le porte del Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati (10-13 aprile), che dopo due anni segnati dalle restrizioni per il Covid torna in presenza di pubblico.
Sono 4.400 le aziende espositrici presenti alla manifestazione.
“La vera sfida è la ri-nazionalizzazione” afferma Zaia: “Bisogna pensare di riportare a casa quelle aziende che comunque hanno esternalizzato o comunque delocalizzato, oppure portare qui produzioni che non sono nostre, facendo ricorso al Pnrr”.
“Faccio un esempio – prosegue Zaia -: abbiamo scoperto con questa guerra che le capsule per l’imbottigliamento dei nostri vini vengono prodotte in Ucraina. Ma così abbiamo problemi con i cartoni e molti altri in questo comparto. Dobbiamo muoverci in questa direzione, considerando che si vive in una ‘economia di guerra’, senza le bombe in testa”.
“C’è chi comincia a guardare ai nostri territori per fare shopping. – aggiunge Zaia – Allora, è vero che il mercato è libero ma è vero che oltre certi limiti non possiamo andare, ci sono realtà che vengono da distante e immaginano di portarci via i brand. Si dovrebbe valutare una forma di golden power su queste operazioni, abbiamo l’obbligo di difenderle fino in fondo. Quando porti via un brand, che è un biglietto da visita, porti via un pezzo del Paese”.
Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, sottolinea come le aziende regionali che producono vino “hanno fatto passi da gigante, investendo molto sulla qualità e sulla competenza. Si tratta di un settore assolutamente all’avanguardia. Molte imprese nate negli ultimi anni sono gestite da donne e da giovani. Lavoreremo per assecondare i loro sforzi e il loro impegno: vogliamo essere una pubblica amministrazione che riesce a promuovere anche iniziative di marketing territoriale”.
Il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, sottolinea come “nonostante la pandemia la produzione di vino abruzzese cresce, anche del 25%, e crescono, secondo i dati, anche le esportazioni. E’ stata rinnovata anche l’offerta: con le nuove denominazioni viene rivoluzionato il sistema vitivinicolo regionale”.
Anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, evidenzia la vitivinicoltura pugliese: “dei grandi numeri di un settore che contribuisce a trainare con successo esponenziale lo sviluppo economico, turistico, enogastronomico, sociale e ambientale della nostra regione”.
“Verona – aggiunge Emiliano – è un’occasione per i nostri produttori per accrescere la visibilità dei vini di qualità, provenienti da vitigni autoctoni che sono peculiari della nostra terra, storia, identità, cultura”.
Presentato anche uno studio sulle regioni italiane del vino nell’ambito del Vinitaly 2022 da parte di Unicredit e Nomisma, nel quale emerge che sono sei le regioni che si posizionano sopra alla media se condo dei parametri prestabiliti: Veneto (89), Toscana e Trentino Alto Adige (77), Piemonte (72), Sicilia (69) ed Emilia Romagna (68, valore analogo alla media nazionale).
Se il Veneto primeggia nelle dimensioni strutturali e produttive (prima regione per estensione del vigneto, produzione di vino, numero di viticoltori) oltre che nel contributo al fatturato complessivo del settore (36%), la Toscana presenta la percentuale di valore aggiunto su fatturato più alta (31%) tra le regioni, indicatore che esprime una maggior integrazione verticale delle imprese vinicole, ossia la produzione sia di uva che di vino.
Rispetto ai modelli imprenditoriali ed organizzativi, l’Emilia Romagna esprime il fatturato medio per cooperativa vinicola più elevato (circa 37 milioni di euro per cooperativa) mentre va alle Marche il primato per le aziende viticole specializzate con l’estensione media più rilevante (17 ettari di vigneto).
Restando in ambito agricolo, Veneto e Liguria rappresentano invece le regioni con l’incidenza più alta di aziende viticole condotte da giovani, rispettivamente con il 17% e 13% del totale. Le regioni dell’arco alpino (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Piemonte) sono quelle con la percentuale più alta di produzione di vini Dop sul totale regionale (oltre l’80%), mentre spetta a Calabria e Marche l’incidenza più elevata del vigneto “bio” su quello regionale (39% e 36%).