Roma – Affida lo sfogo ai social il presidente del XV Municipio Daniele Torquati, il quale ha annunciato querele per diffamazione e stigmatizzato gli insulti che gli sarebbero stati rivolti sul web: Questa la nota integrale:
Sono entrato in Consiglio municipale a 22 anni, la prima volta che ho fatto il Presidente ne avevo 29.
Oggi ne ho 39 e, in 25 anni, ho sempre pensato che la via giudiziaria non dovesse mai confondersi con la Politica.
Anche quando da giovanissimo discutevo con chi, del mio stesso schieramento, era convinto che Berlusconi andasse sconfitto alle urne a prescindere dalle vicende giudiziarie, o più recentemente con la Raggi per le sue inchieste, nonostante lei, sulle questioni giudiziarie ci sia diventata Sindaca.
Vengo da un periodo in cui si attaccavano i manifesti appunto e, spesso, le questioni iniziavano e finivano davanti alle plance, alcune volte dietro tra schizzi di colla.
Per questo non ho mai sporto denunce per la Politica. Le ho subite, ma mai sporte. Neanche quando durante il clima di “Mafia Capitale” si definiva chiunque mafioso e gli insulti erano all’ordine del giorno da parte di 4 cialtroni (o anche 5).
Questa settimana, però, ho depositato la mia prima querela per diffamazione contro chi, in questi mesi, si è dilettato in offese gratuite sul web. Sono stato combattuto, ma alla fine ho deciso di farlo perché, pensandoci bene, credo di aver mantenuto comunque fede al mio principio per cui la Politica non debba trovare soluzioni attraverso la via giudiziaria.
Ne sto parlando dalla mia pagina pubblica e quindi potrebbe avere un risvolto politico, ma non è Politica è civismo.
Questa querela non c’entra con la Politica in senso stretto, ma con l’educazione civica di chi è stufo, non per se stesso, ma in generale, di vivere in un Paese dove mitomani si sentono liberi di insultare, schernire, deridere e bullizzare il prossimo.
La rabbia che sfocia in atteggiamenti del genere è una malattia del nostro tempo. Malattia che ferisce e fa male, non a chi come me sa difendersi, ma a chi le subisce o anche semplicemente a chi legge e può riceve un esempio negativo.
Spero che questo come tanti piccoli gesti di altri possa contribuire a dare fiducia a chi non ha e non avrebbe la forza di reagire alla rabbia, agli insulti e alla mancanza di rispetto.
Spero che questo possa aiutare i più giovani che hanno bisogno di esempi positivi e non certo di maleducati invasati.”