Zona industriale di Carsoli, poco il lavoro ma alto rischio inquinamento? Quale futuro per i giovani?
Approfondimento tematico sul comparto industriale della Piana del Cavaliere
Carsoli – Lontani sono ormai i tempi in cui il distretto industriale di Carsoli Oricola uno dei quattro di maggiore importanza dell’Abruzzo. Società consortili, nucleo industriale ed una fervente attività che all’epoca contribuiva a rendere fluido il motore di una economia che ebbe a caratterizzare il comprensorio zonale. La scelta fu quella della vocazione industriale. All’indomani della apertura dell’autostrada (1969) molte furono le aziende anche importanti che si insediarono a Carsoli. La scelta fu la collocazione geografica particolarmente comoda rispetto alla capitale romana, ed in più la terra d’Abruzzo poteva beneficiare dei finanziamenti corposi della ex Casmez (Cassa per il mezzogiorno). Fu un proliferare di lavoro e di occupazione per molte generazioni. A distanza di tanti anni la crisi graduale ha visto il lavoro scendere vertiginosamente, chiusure di stabilimenti, reparti, ridimensionamenti e problemi un pò ovunque. In qualche caso, le aziende con maggiore caratterizzazione sul piano nazionale hanno comunque tenuto fermo il polso proseguendo il suo cammino. Ora però il lavoro è poco, ma incombe questo rischio ambientale. Si parla da tempo di olezzi maleodoranti e si attendono risposte per capire se sia reale il rischio inquinamento e l’eventuale gravità della situazione in atto. A breve un tavolo tecnico di approfondimento convocato dai sindaci della Piana, e cercheremo quindi di capirci di più. Nel contempo i giovani non trovando alcuna base occupazionale sono costretti ad andare fuori e cercare il lavoro altrove. Una emigrazione alquanto rilevante. Ma quale è il futuro per le nuove generazioni? Non c’è solo il rischio inquinamento ambientale, ma anche molti altri aspetti che gravano su generazioni che avrebbero molto da esprimere, ma le ali sono per così dire tarpate da una staticità che non giova a nessuno. Non sarà facile dunque cercare di capire come mai il rapporto tra il poco lavoro sia diametralmente opposto all’ampiezza di un inquinamento che incombe su molti, troppi fronti.